Verona

Verona, itinerario a piedi nella città degli innamorati.

Situata a pochi chilometri dal lago di Garda e tra i colli veronesi che ne fanno da cornice, Verona è una delle città più storiche e più belle non solo del Veneto ma anche dell’ Italia intera.

Attraversata dal fiume Adige e considerata patrimonio dell’UNESCO, è una città ideale per passarci una giornata oppure un weekend, se volete prendervela con più calma.

Oltre ad essere bella di suo, Verona deve la sua fama a una delle più famose storie d’amore finite in tragedia, quella tra Romeo e Giulietta, che fa sfondo alla città veneta. I due sono figli di famiglie che si osteggiano da generazioni ma si innamorano ad un ballo e si sposano in segreto. Dopo varie peripezie, Giulietta, per evitare un matrimonio combinato, cade in uno stato di morte apparente usando una pozione. Romeo, rientrato dall’esilio e credendo morta la sua amata, si suicida. Al suo risveglio, Giulietta trova il suo amato ormai defunto e decide di farla finita pugnalandosi. Le loro morti porteranno alla pace tra le due famiglie ostili.

Verona

Se decidete di visitare il capoluogo veronese, ci sono dei luoghi strettamente collegati alla loro storia d’amore che non potete perdere.

Itinerario a piedi.

Il modo migliore per visitare Verona è muoversi a piedi. La parte del centro, quella che parte dall’Arena e arriva fino a piazza delle Erbe, è pedonale quindi non potete fare diversamente. Vi consiglio perciò alcuni punti interessanti da vedere.

Il nostro tour a piedi, durato praticamente una giornata intera, inizia una domenica pomeriggio di fine gennaio e termina il lunedì successivo nel primo pomeriggio. Ci troviamo a pochi passi dal centro col nostro appartamento, quindi iniziamo il no

Ponte scaligero e Castelvecchio.

Il Ponte scaligero (1), conosciuto anche come ponte di Castelvecchio, è un ponte di pietra che attraversa l’Adige e ha il suo inizio proprio da Castelvecchio. Il ponte ha vari merli, attraverso i quali è possibile ammirare il fiume. A metà del ponte, potete salire dei gradini e arrivare ad un’altezza di circa tre metri ed ammirare l’Adige da un punto sopraelevato. Se siete fortunati, avrete l’occasione di osservare tramonti come questi.

Se avete tempo, visitate anche il Museo civico (2) che si trova all’interno di Castelvecchio, che una volta era conosciuto come Castello di San Martino in Acquaro.

Piazza Bra e l’Arena.

Simbolo di Verona e secondo anfiteatro romano più conosciuto al mondo dopo il Colosseo di Roma. L’arena (4) si trova qui, a Piazza Bra (3). Utilizzata in passato per lotte tra gladiatori, lotte giudiziarie – combattimenti tra lottatori per decidere cause processuali – residenza obbligatoria per prostitute, successivamente fu utilizzata come sede per le giostre medievali e la caccia ai tori – quest’ultima da Napoleone. Oggi viene usato per rappresentazioni di opere e concerti di cantanti famosi.

Una passeggiata per via Mazzini.

Forse la via più chic (5) della città. Di sicuro è la via dello shopping, dove ci potete trovare tutte le firme più importanti per quel che riguarda l’abbigliamento e alcuni negozi tipo profumerie o negozi per bambini come il Disney Store. La domenica pomeriggio è decisamente trafficata. Ha ha però alcuni angoli decisamente interessanti da vedere. Oltre ai negozi ci trovate qualche ristorante dove potete mangiare bene, anche se i prezzi non sono proprio economici.

La casa di Giulietta.

Arrivati alla fine di via Mazzini, girate a destra, entrando in Via Cappello. Proseguite per cinquanta metri e sulla sinistra, al numero 23, troverete l’ingresso alla casa di Giulietta (6). La casa comunque viene ben indicata dai cartelli. Accedete tramite un portico ad un cortile. Il portico è caratterizzato da migliaia di scritte sulle pareti, dichiarazioni d’amore sui muri in vari colori, dove giovani innamorati si sono immancabilmente promessi amore eterno. Il porticato vi conduce al cortile dove il balcone di Giulietta. Secondo la tradizione, Giulietta si affacciava qui per vedersi con Romeo – mi spiace contraddirvi, ma la vera casa di Giulietta si trova in periferia. Se volete potete anche salire sul balcone, costo del biglietto è 6€ persona. Ai piedi del balcone, la statua di Giulietta. Secondo la tradizione, toccarne il seno destro porterebbe fortuna in amore – per questo quello destro è il più lucido dei due seni. Chi lo tocca immancabilmente si scatta poi una foto con la statua. Infine, alla sinistra del porticato, una porta piena di lucchetti, dove giovani innamorati hanno lasciato il segno del loro passaggio con la speranza che i lucchetti possano racchiudere il loro amore per sempre.

 

Piazza delle Erbe.

Forse la piazza più antica di tutta Verona. A piazza delle Erbe dal lunedì al sabato, e qualche domenica, si tiene il mercato cittadino. Vi consiglio un breve giro tra le bancarelle. Qui si trova anche la Torre dei Lamberti, una torre di 84 metri dove potete salire e vedere la città – 8€ adulti, 5€ i bambini ed avere una panoramica a 360° della città.

Guardando la torre, alla sua sinistra, c’è una strada che vi conduce e Piazza dei Signori (7) e noterete un oggetto a forma di “C” sospeso a mezz’aria sotto l’arco della Costa. Quella cosa appesa si ritiene sia una costola di balena, e credo sia una cosa unica nel suo genere da trovare. Non è chiara la sua funzione e il motivo per cui sia stata messa lì, molti ritengono che la polvere di ossa di balena abbia funzioni curative. Di certo ci sono due cose: è stata appesa all’inizio del ‘700 e la tradizione dice che al passaggio sotto di essa di un puro di cuore, questa cadrà. Sono passati trecento anni, la costola è ancora là.

A lato della costola di balena, si trovano le Case Mazzanti, considerate tra gli edifici più antichi della città. Le case originariamente di proprietà della famiglia più importante di Verona, gli Scala, vendute poi appunto ai Mazzanti. Si trovano sul lato nord della piazza e sono famose per gli affreschi che le adornano, affreschi dipinti da Alberto Cavalli.

Verona

Piazza dei Signori e Arche Scaligere

Conosciuta anche come Piazza Dante (8),  in passato assumeva funzioni politiche e di rappresentanza. Oltre a vari palazzi che vi si affacciano, nel centro della piazza risiede un Monumento al Sommo Poeta Dante Alighieri. Proseguendo oltre, si arriva al museo delle Arche Scaligere (9), il cimitero della famiglia Scala. Sono delle sculture monumentali e scenografiche che noi ammiriamo da fuori. Ah, dimenticavo qui vicino si trova pure la casa di Romeo.

Una vista dal Ponte di Pietra

Ultima tappa del nostro tour è stato il ponte di Pietra (12), passando prima dalla Chiesa di Santa Anastasia(10) e dal Duomo (11). Il ponte, lungo circa 90 metri, esce dalla parte di storica di Verona attraversando l’Adige. Potete godere di una bellissima vista sulla collina sulla cui sommità si trova Castel San Pietro, mentre se tornate a guardare Verona, potete vedere le case che si affacciano sull’Adige, nebbia permettendo.

Il tempo di percorrenza di tutto questo itinerario per noi è stato circa quattro ore, fatto con calma, suddiviso tra domenica pomeriggio e lunedi mattina.

Verona

Dove dormire

Non eravamo molto sicuri di volerci andare, più che altro per il tempo, nebbioso e umido. Ma alla fine, quando abbiamo visto che a metà mattinata è spuntato il sole, non abbiamo più avuto dubbi. L’hotel l’ho trovato su booking.com . Avevo visto l’Hotel Milano, centrale e molto carino. Poi dato che eravamo in quattro ci hanno suggerito di andare all’ Aparthotel Verona House, poco distante dal centro, sempre della stessa proprietà e più adatto alle famiglie con bambini. Appartamento molto carino, pulito ed economico. Colazione non inclusa ma a pochi passi c’è un pasticceria che sforna karpfen caldi.

Dove mangiare

La sera del nostro arrivo abbiamo mangiato alla pizzeria Mazzini 27, pizza buona e croccante. Il giorno abbiamo trovato per caso l’ Osteria al Carroarmato, poco lontano dalla casa di Romeo. Più che la qualità del cibo, ci ha colpito il tipo di locale, molto tipico e rustico, con tavoli lunghi con le panche. Mi ricordava molto la taverna dei miei nonni. Il primo è stato decente, meglio gli antipasti. Comunque ve lo consiglio per l’atmosfera.

Link Utili:

Museo di Castelvecchio

Arena di Verona

Casa di Giulietta

Torre dei Lamberti

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PARCO OCEANOGRAFICO

Valencia: una giornata al parco Oceanografico della Città delle arti e della Scienza.

La città delle arti e della scienza è una delle attrazioni principali di Valencia. Un’attrazione talmente vistosa e visibile che mentre atterrate la noterete distintamente alla vostra destra.

E’ una tappa obbligatoria e allo stesso tempo una delle principali per chi si reca in questa città, piccola ma dal fascino particolare. Si può dire che sia una città nella città.

VALENCIA

Un po’ di storia.

La Ciudad de las artes y de las ciencias fu progettata da Santiago Calatrava nel 1996 in collaborazione dall’architetto Candela. Come tutti i progetti di Calatrava, le sue opere sono oggetto di forti critiche – per restare a casa nostra fu criticato anche il ponte della Costituzione a Venezia, l’ultimo costruito nella città lagunare, per ragione di progettazione e di costi. La città della scienza non ne fu esente: finanziata dalla comunità Valenciana e costruita coi soldi dei contribuenti, il costo iniziale si dice sia triplicato rispetto al budget previsto. Inoltre in molti hanno ritenuto l’opera inutile e dispendiosa per una città come Valencia. Non starò qui a tediarvi con opinioni personali, dico solo che il progetto ha portato posti di lavoro e turismo, una voce non insignificante alla voce bilancio del comune.

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Si tratta di un complesso di sette strutture, adibite a diversi scopi:

L’agorà.

Una piazza coperta dove si svolgono vari eventi sportivi.

Il Ponte dell’assut dell’Or.

Il ponte ha un pilone di 125 metri d’altezza, rendendolo il punto più alto della città. Fa molta scena.

PARCO OCEANOGRAFICO

L’Umbracle.

Un edificio adibito a parcheggio dove in cima si trova una bellissima passeggiata tra le palme e piante di diverse specie.

Valencia

Il Museo della scienza.

Un museo interattivo dedicato alla scienza.

L’emispheric.

A forma di occhio umano, è un cinema interattivo per vivere le sensazioni di un planetario.

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Il Palazzo delle arti.

Sede di concerti e opere, assomiglia ad un gigantesco elmo ed è l’edificio più imponente.

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Il Parco Oceanografico

Un parco dove trovate molte specie marine provenienti dai sette mari.

Come raggiungere la città della scienza.

Purtroppo non è possibile raggiungerla direttamente con la Metro, e questa la considero una grossa pecca. Le due fermate più vicine sono Alameda o MarítimSerrería. Se scendete a Marítim dovrete camminare per almeno quindici minuti. Se scendete a Alameda, il percorso è di quasi mezzora, ma è più bello perchè passerete tra i giardini del Turia. Come alternativa, c’è l’autobus, comodo perchè vi fa scendere in fronte al parco Oceanografico, ma è un po’ più complicato in quanto soggetto ad orari più diluiti e a coincidenze.

Cosa vedere.

Visitare la città della scienza può significare passarci da un minimo di tre ore a tutta la giornata, a seconda di cosa vogliate vedere. Noi ci siamo dedicati solo al parco Oceanografico. L’idea era quella di vedere anche il Museo della scienza ma in questi casi comandano i più piccoli, anzi la più piccola, e posticipare la visita al parco sottomarino per vedere il Museo della scienza non le è andato giù, così abbiamo optato solo per l’Oceanografico. Il costo del biglietto con lo sconto del 15% della Valencia card – vi allego il link per scoprirne i vantaggi – per due adulti e due bambini, di cui uno non pagante, è stato di 72€. Aggiungendo 3€ a persona, potete combinare il pacchetto Parco Oceanografico e Museo della scienza o Emispheric.

In molti possono pensare che il parco sia un insieme di vasche utilizzate per conservare i pesci e tenerli in bella mostra ai bambini e ai turisti. Il parco invece è dotato di un laboratorio biologico e di tutte le strutture necessarie per lo studio delle specie marine e la loro salvaguardia. Raccogliendo le specie provenienti dai sette mari, i biologi sono altamente specializzati ed effettuano ricerche, studi, cure e presa in carico di animali marini con lo scopo di salvaguardarli, aiutare le ricerca e rimessa in libertà degli animali arrivati qui in difficoltà.

Dal punto di ingresso suggeriscono di seguire il percorso numerato sulla mappa e visitare il parco secondo un ordine prestabilito, ma quando ci viene detto che il primo spettacolo dei delfini è alle 10.45 – il secondo e ultimo è alle 16.45 – , cambiamo idea e ci rechiamo subito al Delfinario.

L’acqua del delfinario proviene direttamente dal mare, viene filtrata, pulita e rimessa in circolo per i delfini. Questi sono sotto costante monitoraggio di veterinari e biologi, sia per il loro stato di salute, sia per quel che riguarda il loro studio. Il delfino è un mammifero molto intelligente e viene studiato per la sua capacità di geolocalizzazione: lanciando degli impulsi dal melone, un organo situato sulla fronte, il delfino è in grado di ricostruire l’ambiente circostante e capire dove si trovi. Immergendo dei microfoni in acqua, viene fatto sentire come i delfini lancino gli impulsi e al comando dell’istruttore recuperino una palla per riportarla indietro. Oppure, sempre dopo un ordine, il delfino salta fuori acqua compiendo delle incredibili evoluzioni. Oltre che ad essere uno spettacolo acrobatico, è anche molto istruttivo per vedere come i delfini non siano sono abili nuotatori, ma anche in grado di stabilire una strettissima relazione col proprio istruttore.

Oltre al delfinario, vi sono altre aree. Quella del Mar Rosso, purtroppo è visitabile solo a orari prestabiliti. La zona dell’antartico, bellissima, permette di scoprire i pinguini: questi simpaticissimi animali se ne stanno là in piedi ad osservarsi in giro, sembrano delle minuscole statuine. Situato sul polo opposto della terra, ma a pochi metri dentro il parco, c’è la zona dell’artico, dove si possono trovare dei giganteschi trichechi e i beluga, tra i quali una mamma con un piccolo. Anche qui un istruttore fa vedere come il beluga abbia delle capacità relazionali con gli esseri umani a dir poco sconvolgenti .

In un’altra area, al piano interrato viene riprodotto l’ambiente degli oceani attraverso un tunnel. Il tunnel è utilizzato per passeggiarvici dentro e dare la possibilità di vedere i pesci che nuotano sopra la vostra testa, tra cui mante, squali toro, squali grigi e pesci luna.

Ammetto che questo tunnel è stato un po’ deludente, quello più bello si trova nella zona dei climi temperati e tropicali. Un tunnel di settanta metri vi porterà alla scoperta dei pesci dei caraibi e del mar rosso, dove i colori dei pesci sono i più belli.

Ci sono anche delle teche in cui nuotano delle meduse. Alcune di queste teche sembrano degli screen saver del vostro PC. Ce n’è una che mi ha particolarmente colpito: una teca con sfondo nero in cui nuota una medusa trasparente, dove potete vedere quella che sembra la sua circolazione interna.

Infine gli ultimi due padiglioni che visitiamo sono quello delle zone umide, dove oltre ai pesci ci trovate pure le zone paludose mediterranee e il manglar americano dove crescono le mangrovie, e il padiglione del nostro mare mediterraneo, caratterizzato dalla presenza di crostacei, molluschi e qualche seppia.

Infine, oltre ai padiglioni, ci sono delle aree dove ci sono delle tartarughe giganti, leoni marini, coccodrilli e una voliera.

Non avevo mai visitato un parco marino del genere, veramente una chicca, non solo dal punto di vista visivo, ma anche istruttivo.

Un consiglio spassionato: evitate di mangiare nei ristoranti all’interno, i costi sono veramente esorbitanti. E evitate pure le bancarelle, 6.50€ per una pizzetta di 20 cm di lunghezza. O vi portate dei panini, come ha fatto molta gente, oppure all’esterno, vicino all’umbracle – e vi consiglio la passeggiata al suo interno – si trova il centro commerciale el Saler, con ottimi ristoranti a prezzi modici.

Valencia

Una paella un po’ indigesta.

Ho deciso di svelarvi il mistero della Paella, di cui vi avevo dato un’anticipazione qualche post fa, e di soddisfare la vostra curiosità.

Premetto che a mezzogiorno abbiamo mangiato una paella poco più che decente, in un bar del centro. A dire il vero le paellas erano due, con tanto di bevande incluse e caffè. Il prezzo totale: 30€.

Paella

La sera stessa, come vi ho già anticipato, su consiglio degli amici di Impronte nel Mondo – che ringrazio per l’utilissima dritta – ci siamo recati al ristorante La Riuà, ristorante tipico valenciano reputato uno dei migliori della città. Devo dire che per qualità del cibo e del servizio, la reputazione è del tutto meritata.

Ordiniamo una Paella Valenciana e una di Mariscos. Nel menù viene indicato per ogni voce il prezzo, 11€ e 19€ rispettivamente, e viene specificato che il piatto è per “minimo due persone”, al che penso che sia adatto per soddisfare due persone al prezzo indicato. Il cameriere ci dice che una paella per tre persone – il più piccolo di noi non mangia – è poco, meglio prenderne due. Va beh, ascoltiamo il suggerimento, anche se ci passa per la testa il fatto di prenderne solo una e poi, se siamo ancora affamati, ne ordineremo un’altra. La padella su cui il riso viene servito misura circa quaranta centimetri, quindi abbastanza grande, più grande di quelle serviteci a pranzo. Quella di Mariscos se ne va in velocità, di quella Valenciana invece ne resta mezza, ma ormai siamo tutti ben oltre il limite. Ci rendiamo conto che una sola sarebbe bastata. Oltre alle due paellas prendiamo due lattine di Coca Cola, una bottiglia di acqua, una birra da mezzo, un dolce e due caffè. Ad una stima approssimativa – in sottofondo la voce di Alessandro Borghese: “Ristoratori, secondo voi, quanto abbiamo speso?” – stimo cinquanta euro. Il conto recita invece ottanta, dove il prezzo di ogni piatto, viene moltiplicato per due. Il mio calcolo era esatto, se il prezzo delle paellas non fosse stato raddoppiato. Il menu recitava minimo due persone, ma mentre io intendevo che solo la quantità era per due persone, i gestori intendevano che anche il prezzo lo è, quindi si moltiplica per due. Così mi ritrovo un conto decisamente alto rispetto a quanto mi aspettavo.

Paella

Mi assumo comunque le mie responsabilità: ho interpretato male il menu? Non ho visto che da qualche parte c’era scritto “prezzo a persona”? O semplicemente dovevo capirlo che minimo due persone significa “moltiplica il prezzo per due”? Non lo so, forse ho frainteso, forse ho preso sonno sul menu e non me ne sono reso conto, forse sono semplicemente rincoglionito. Mi sono basato sul fatto che in Italia, quando vedo scritto che un piatto è “per due persone” il prezzo è già per due persone. Qui purtroppo no. Al momento del conto ho preferito evitare qualsiasi commento e ho pagato senza batter ciglio, non sono amante della polemica, delle scenate o delle recensioni negative su Trip Advisor. La morale è: se andate alla Riuà, fate attenzione a questo piccolo ma significante dettaglio. Rimane il fatto che il posto merita e la qualità del cibo è veramente ottima.

Il resto, mi servirà di lezione per la prossima volta.

Parc Du Mont Royale

Le 10 cose da fare (e una da non fare) a Montreal.

La distanza tra Montreal e Quebec City è di sole due ore di auto, un nonnulla se paragonato alle distanze canadesi. Due città così vicine geograficamente ma così distanti sotto tutti gli altri aspetti . Storica e dal forte influsso francese Quebec City, più moderna e dal forte influsso americano Montreal; una è ancora una città vivibile, l’altra una metropoli a volte caotica e trafficata. In particolare, a Montreal la componente francese si sente ma si vede molto poco. Negli anni si sono superate le differenze tra anglofoni e francofoni, una differenza che in passato ha creato qualche problema. Se a Quebec city, la gente parla prima il francese e poi l’inglese, qui accade il contrario, anche se in entrambe, la maggior parte della popolazione è bilingue. Il concetto di centro si avvicina allo stile americano: non è più storico ma è il classico Downtown, sede di grattacieli e cuore economico della città, dove si trovano le sedi delle più grandi compagnie di assicurazioni e banche, mentre la città vecchia, il luogo da cui tutto ebbe inizio, è per lo più visitata dai turisti con presenza di bar e ristoranti.

Montreal è sicuramente una città in cui non ci si annoia, e lo capisco appena ci arrivo in auto: per variare un po’ il percorso avevo deciso di non percorrere la stessa strada che dall’aeroporto Trudeau ci aveva portati a Ville du Quebec, cioè passando a nord di Montreal, ma preferisco arrivare da sud. Decisione pessima. Incontrerò traffico, lavori in corso e pioggia, col navigatore che mi indica un percorso e io che sono costretto a deviare mille volte. La meta si trova a soli 40 minuti, ma ci arriverò dopo due ore. Non un buon inizio e non una bella prima impressione.

Abbiamo speso due giorni interi a Montreal. La nostra Lonely ci indica veramente tante cose da fare e da vedere in questa metropoli davvero varia. Purtroppo si tratta di fare una selezione, e il terzo giorno avevamo già deciso che lo avremmo passato fuori città, in una parco nazionale di cui vi parlerò più avanti. Nel frattempo, di cose da fare, tra le tante, ve ne elenco 10.

1) Visita a Montreal Vecchia.

Come Quebec City, anche Montreal conserva una parte antica. E’ la zona vicina al porto e la città di Montreal vecchia sicuramente merita una visita. E’ più adatta a fare un giro a piedi e prendere un aperitivo piuttosto che per visitare i palazzi. Io ci sono stato al tramonto, il che rende suggestiva la vostra passeggiata. Bella anche la zona del porto, col sole che scende sul san Lorenzo – se capitate all’ora giusta – e la gente che cammina lungo il fiume.

 

2) Visita alla Basilica.

Come detto prima, la componente francese si vede molto poco a Montreal, la città tende a sentire molto più l’influenza americana. Una delle presenze più notevoli, sia nel senso fisico che figurato, è quella della Basilica di Notre Dame. Dall’esterno assomiglia molto alla sorella che si trova a Parigi, con lo stile neogotico e l’ingresso con le due torri ai lati, ma ammetto che quella in terra francese resta la migliore. La Basilica di Montreal, però, non è affatto male: al suo interno, si sviluppano tre navate, un altare sotto una volta violetta e un bellissimo organo a canne, dalla parte opposta. Mancano rosoni e vetrate, quelle colorate e gigantesche come quelle di Parigi. Per questo dico che quella della capitale francese resta la migliore.

 

3) Per le strade di China Town.

A Montreal sono presenti varie comunità. La Comunità cinese dà il benvenuto al viaggiatore tramite una gigantesca porta con caratteri cinesi. Per le strade di China Town è forte l’odore di fritto. China Town ospita anche una buona parte di Giapponesi, Thailandesi e Vietnamiti. Per le vie ci trovate anche questi ristoranti, oltre agli usi, i costumi e i negozi degli stati sopra citati.

 

4) Mangiare come i Montrealesi.

Uno dei luoghi dove potete mangiare e sentirvi un abitante di questa metropoli è il Cafè Titanic. Situato in Rue st. Pierre, a pochi passi dalla basilica, nella città vecchia, questo cafè visibile solo per l’insegna, ha una piccola scala che vi conduce sotto un immenso edificio storico. Qui vi si recano moltissimi abitanti di Montreal durante la pausa pranzo. I piatti principali sono degli squisiti panini, il migliore di tutti resta quello col salmone. Il salmone canadese ha un colore vivo arancio tendente al rosa. L’ho trovato molto più saporito, sostanzioso e intenso del normale salmone a cui sono abituato – non sono un abituale consumatore di salmone a casa, ma la differenza si sente. Sicuramente da provare. Anche per l’atmosfera che si respira all’interno del cafè.

 

5) Visitare la Montreal Sotterranea.

Quando d’inverno la temperatura, di notte, scende anche a -27 e la città viene avvolta dalla neve, girare per Montreal il giorno successivo può diventare un gran bel problema. Qui la stagione invernale è molto rigida e la possibilità di vivere decentemente in superficie si riduce o può essere problematica. Per ovviare al problema, sotto la città sono stati scavati e costruiti ben 33 chilometri di tunnel. Qui sotto vi trovate centri commerciali, bar, negozi, ristoranti, farmacie ma anche gli accessi agli uffici: la Metro si collega ai tunnel in modo da permettere ai lavoratori di non uscire al freddo.

6) Vedere The Village e la sua street art

Prima era un quartiere malfamato, poi riqualificato, infine colorato. The Village, il quartiere della comunità LGBT più famosa del Quebec e forse del Canada, è un quartiere vivace, pieno dei locali per gli amanti del genere, ma anche pieno di colori. Rue st. Cathrine, la via principale di The Village, è addobbata con palloncini che ammirati dal punto di inizio fino alla fine, formano i colori della bandiera della pace. Oltre a questo, altri murales li potete ammirare sulle vie laterali.

7) Rue st Denis e il quartiere delle Arti

Il Quartiere Latino, poco lontano da Downtown, è la sede di Place des Arts, o piazza degli artisti, riconoscibile dalle scalinate colorate. E’ qui che potete vedere alcune opere d’arte di strada ma anche entrare museo d’arte contemporanea. Se invece volete passare una serata tra locali e giovani, vi suggerisco di andare a Rue St. Denis, e divertirvi tra i bar e i giovani.

8) Gli scoiattoli di Parc La Fontaine

Di solito chi si reca qui cerca relax, pace oppure per fare attività fisica quali corsa e passeggiate all’aria aperta. In questa oasi verde, Il Parc La Fontaine, ospita una numerosa quanto curiosa comunità di scoiattoli. Non farete in tempo a mettere piede dentro il parco che verrete letteralmente circondati da questi simpatici animaletti. Incuriositi e allo stesso tempo familiari con la presenza umana, gli scoiattoli cercheranno cibo dalle vostre mani. Anche noi abbiamo trasgredito alle regole, ma che ci si può fare? Non capita tutti i giorni che gli scoiattoli ti salgano in mano.

 

9) Mangiare la Poutine.

Al momento non l’ho trovata granchè, a distanza di qualche mese ci ripenso e la trovo una mezza schifezza. La Poutine, piatto tipico del Quebec, è una bomba calorica composta da patatine fritte di color marrone (non oso immaginare quell’olio per friggere da quanto tempo non venga cambiato), ricoperta da una salsa per poutine, una brodaglia resa cremosa, e da formaggio fuso. Ne esistono varie versioni, io ho aggiunto la carne, praticamente erano dei wurstel e della carne macinata. Ne ho mangiata metà piatto, poi ho alzato bandiera bianca.

Se volete assaggiarla, vi consiglio il ristorante La Banquise, in Rue Rachel, a pochi passi dal Parc La Fontaine. Nonostante la mia opinione, vi consiglio di provarla, ritengo che le specialità locali comunque vadano assaggiate.

10) Il Parc Du Mont Royale

Il mio unico grande rimpianto è questo: non averlo potuto vedere. Per questioni di tempo ed itinerario non stabilito, mi sono ritrovato come unico orario disponibile l’ultimo giorno alle 10 di sera, distrutto e stanco morto di ritorno dal parco di cui vi racconterò. Sognavo una foto notturna di Montreal dall’alto, ma non ce l’ho fatta a salire fino al Belvedere. Avrei dovuto andarci a piedi, la seconda sera, ma coi bambini esausti, alla mia proposta la più grande è scoppiata a piangere. Amen, sarà per un’altra volta. Il Parc Du Mont Royale è comunque il parco più importante di tutta Montreal, e i cittadini ne sono molto orgogliosi. E’ famoso per essere il parco più alto della città, nonchè il più grande, ma la cosa spettacolare è quello che si vede dall’alto, e per darvi l’idea, vi mostro questa foto, che rimpiango di non aver scattato io.

Parc Du Mont Royale
Foto da PIXABAY

11) Non prendere la multa.

No, non ho fatto il gran premio per la città fuori stagione. Piuttosto ho parcheggiato la macchina a pochi passi da casa e al mio ritorno, poco prima di riconsegnare la macchina all’autonoleggio, sventolava sul parabrezza un fogliettino bianco e fucsia. Al seguito delle mie imprecazioni e degli sguardi divertiti dei passanti, mi viene fatto notare da uno di loro, con sguardo soddisfatto, che il parcheggio in quella zona è limitato solo a certe ore della giornata. Ciò spiegava perchè, al mio arrivo, l’unica auto presente in strada fosse la mia. Il signor Vigile era passato venti minuti prima lasciando un’ingiunzione di pagamento di 87 dollari canadesi (circa 50 euro), pagati puntualmente online l’ultimo giorno utile dall’Italia. Il comune di Montreal, e i suoi (divertiti) abitanti La ringraziano e si augurano di vederLa parcheggiare ancora in luoghi vietati quanto prima!

montreal

Ci sarebbero molte altre cose da vedere, come il parco Olimpico, il Planetarium, o little Italy – ci alloggiavamo vicino – giusto per citarne qualcuno. Ma dovreste avere più di due giorni a disposizione. Le cose sono tante, fate una selezione e godetevele fino in fondo.

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Valencia

Fotogallery: Valencia

Un black friday preso per i capelli, un viaggio voluto fortemente, una città che mi ha lasciato opinioni contrastanti. Valencia posso tranquillamente dire si limiti semplicemente a quattro zone: il centro storico, la città delle arti e della scienza, i giardini del Turia e la spiaggia. Ho avuto modo di visitare un po’ la zona esterna al centro e devo dire che qui la città non mi è piaciuta affatto: enormi palazzoni anonimi più che altro e qualche attività commerciale. Le quattro aree invece che vi ho indicato qui di sopra sono invece molto carine e veramente interessanti. Le spiagge sono state una piacevole sorpresa anche per via della temperatura: 21 gradi – sarei curioso di vederle in un periodo che non sia inverno. Il centro racchiude le bellezze e la storia di Valencia con una forte connotazione Cristiana. Il Turia, il vecchio fiume che passava per il centro città, negli anni ’60 è stato deviato e convertito a parco. La città delle arti e della scienza: nonostante ai Valenciani sia rimasta sul groppone – i soldi usati sono quelli dei contribuenti, il progetto è stato considerato troppo dispendioso e, per certi versi inutile, dai cittadini- rimane un capolavoro di architettura e una forte attrazione per gli amanti della musica, della scienza e della natura.

Come al mio solito, vi pubblico la mia fotogallery e gli scatti più significativi di questo viaggio in terra Valenciana. Spero possano piacervi e possa soprattutto essere di stimolo a prendere Valencia come una vostra possibile destinazione e non solo come un puntino sulla cartina geografica.

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Lo apprezzerei molto

 

Valencia

Valencia, bilancio di un viaggio di quattro giorni. E un consiglio utilissimo.

Valencia è stata un po’ la conseguenza di un mancato Black Friday: ero sicuro che a gennaio, dopo le vacanze degli altri, sarebbe arrivato anche il mio momento. Il punto era dove. Avrei voluto sfruttare il famoso Black Friday, con tanti voli a prezzi stracciati, ma io continuavo a indugiare. Prenoto, non prenoto, andiamo, non andiamo, chiedo ferie? Silvia le avrà?. Mentre io mi ponevo mille interrogativi, i voli aumentavano e intanto il venerdì nero degli sconti passava sotto il mio naso. Così, mentre Barcellona diventava irraggiungibile e improponibile, Valencia rimaneva ancora abbordabile nonostante una lieve salita dei prezzi, con voli accessibili e appartamenti a costi contenuti. Alla fine, dopo aver pianificato Barcellona per oltre quindici giorni, proseguo dritto e viro a sud, fino a Valencia.

Ryanair

E’ stata una città che mi ha lasciato, per certi versi, sentimenti contrastanti sulla sua bellezza. L’ho trovata affascinante nel centro storico, molto bella nella parte moderna della Città della scienza, brutta nella zona al di fuori del centro. E’ pur sempre una città, anche se a misura d’uomo, ma all’esterno del centro ci trovate dei palazzi secondo me brutti da vedere e senza alcun interesse. Nonostante ciò, il bello prevale sul brutto e resto convinto del fatto che Valencia, una volta nella vita, vada visitata e vi lascerà soddisfatti.

La città.

Non mi dilungherò molto in dettagli, almeno in questo post. Per me Valencia è stata: il centro storico, un punto imperdibile; al di fuori del centro è stata la Città della Scienza, dove un biglietto combinato vi permette l’accesso a più attrazioni – imperdibile il Parco Oceanografico -. Altri due luoghi che vi consiglio calorosamente sono stati i giardini del Turia e le spiagge. Il Turia in passato era il fiume che passava per il centro di Valencia. I suoi straripamenti con conseguenti inondazioni portò l’amministrazione a deviarne il corso, prosciugarne il letto e convertirlo in 7 chilometri di giardino. Ad oggi, i Valenciani sono soliti svolgere attività fisiche e passeggiare lungo questo parco. Le spiagge invece, ci hanno regalato momenti estivi che quest’estate non abbiamo vissuto o, per lo meno, che abbiamo centellinato. Abbiamo tolto le scarpe ai bambini e li abbiamo lasciati scorrazzare per la sabbia, mentre il vento spazzava la spiaggia e i loro capelli – i miei ormai se ne sono andati da anni 😦 . Non oso immaginare come siano le spiagge di Valencia da aprile a ottobre. È stata anche cibo locale come churros, fartons, orchada e paella. L’ultimo giorno volevamo andare al BioParc, ma per questione di soldi e tempo – il mio bancomat non mi permetteva prelievi o acquisti e i contanti si stavano esaurendo – non ci siamo riusciti.

L’organizzazione del viaggio.

Ho prenotato il volo con Ryanair, usufruendo di tariffe quasi stracciate, portando con noi, un valigia in stiva, un trolley a mano e due borse. Per l’appartamento, come al solito, ho utilizzato AirBnb, appartamento molto ben tenuto, curato e dotato di confort che non mi aspettavo, oltre a trovare anche cibo per la colazione. Situato a 10 minuti dal centro storico. Se avete bisogno di informazioni, chiedete pure. L’itinerario: ogni sera decidevamo cosa vedere il giorno dopo, con la nostra fidatissima Lonely Planet Pocket alla mano. Non abbiamo perso tempo a casa nostra, abbiamo stabilito tutto direttamente sul posto.

Valencia

Una cosa sola mi ha deluso: la Paella. No, non la paella in se, buonissima e grandissima, mangiata in un locale suggeritomi dagli amici di Impronte nel Mondo, ma la fregatura che ci siamo presi dal ristorante la Riuà. Ma per i dettagli, non vi dico nulla e vi lascio la curiosità, così leggerete il mio prossimo post. Sappiate che ci sono rimasto male, e anche il mio portafoglio.

Valencia

Per il resto devo dire che è andato tutto molto bene. La città ha una rete di trasporti efficiente, sia con la metro che col bus e anche col tram. Vi consiglio la Valencia Tourist Card, acquistata all’aeroporto, al prezzo di 25€ a persona per gli adulti. Per i bambini dipende dall’età. Per i nostri di 7 e 2 anni non l’abbiamo acquistata, non ci serviva. La VTC vi permette di utilizzare tutti trasporti gratuitamente ed avere sconti fino al 50% sui musei o le attrazioni. Ha validità di 24, 48 o 72 ore. La nostra era quella di 72 ore.

Su una scala da 1 a 10, dove 10 è il livello di difficoltà più alto, Valencia la situo a 4, nel senso che è una città comoda, facile da girare, piccolina e l’organizzazione del viaggio è stata sul posto, quindi abbastanza semplice. Fosse stata Barcellona, il livello di difficoltà sarebbe salito.

Per cause legate ai voli siamo partiti il martedì mattina e tornati il sabato mattina (in entrambi i casi levataccia), quindi ci siamo fatti quasi quattro giorni pieni. Un arco di tempo molto buono e che vi permette di vedere tutte le attrazioni principali.

Valencia

In soldoni: ve la consiglio? Certo. Merita, che siate in coppia, da soli o coi figli.

Bonus: la genialata.

Infine il colpo di genio. Diamo a Cesare, o meglio a Silvia, ciò che è di Silvia.

“Sai a cosa stavo pensando?”

“Dimmi” rispondo disinteressato.

“Stavo pensando di portargli via [a Riccardo] il monopattino.”

“Si!” Esclamo. “Grandissima idea!”

Il solo pensiero di non dovermi caricare ogni volta 13 kg di bambino in braccio, o peggio ancora, sulle spalle, mi ha fatto dire di sì subito a quella che mi è immediatamente parsa una grandissima idea. Andare in giro coi bambini è bello, però chi viaggia coi figli sa benissimo anche quali sono i problemi con un bambino dai due ai quattro anni: sale in passeggino, dopo un po’ si stanca, scende, cammina cento metri, poi piange perché vuole salire in spalla – noi diciamo in groppa – o in braccio. Il peso non è eccessivo, ma alla lunga stanca. Lo rimetti in passeggino, non vuole stare. E son pianti. Non so se a voi capita, a noi va’ così. Avere a disposizione un monopattino poteva essere una valida alternativa al passeggino, alla passeggiata e un gran sollievo per me, nonché un divertimento per lui.

Valencia

Gli è stato regalato per il suo secondo compleanno e lo usa spesso nelle giornate di sole, quindi in un certo senso ne è anche affezionato. Il manubrio staccabile ci ha permesso di incastrarlo in valigia senza problemi. Portarlo in giro e vederlo correre per le strade di Valencia è stato un vero sollievo e una gioia per noi ma anche per lui. Logicamente il passeggino c’era ed era compito di Silvia condurlo, io inseguivo Ricky perchè a volte si allontanava da noi, altre si avvicinava alla strada. Quando si stancava, smontavamo il monopattino e lo mettevano sotto quello che era diventato una sorta di appendiabiti ambulante.

Non sono mancati scontri con residenti e turisti, cadute rovinose e urla con sua sorella. Devo però dire che ci ha salvato la vacanza e soprattutto le mie braccia e le mie spalle. Non so se vi possa tornare utile, ma se viaggiate coi figli, specialmente molto piccoli, prendete in considerazione la cosa. Fidatevi, non ve ne pentirete!

Se ti è piaciuto, ti chiedo un like al post e anche alla mia pagina FB. Grazie 😉

 

Namibia

Riassunto del 2017 e Traveldreams 2018 a colori.

Il 2017 è oramai terminato. È tempo di bilanci per tutti: per le aziende, che sperano di uscire dalla crisi. Per le famiglie, che magari avranno qualche soldino in più da spendere per l’anno che arriva. Per i viaggiatori e travelblogger, che faranno un resoconto dei viaggi fatti e si apprestano ad organizzare quelli del 2018.

Il 2017: riassunto dei viaggi.

Come ogni fine d’anno anch’io mi guardo alle spalle. Guardo cosa mi ha lasciato il 2017, cosa mi ha dato, dove sono stato, cosa io ho dato a quest’anno. Ho iniziato, viaggevolmente parlando, con Londra, per vedere il circo mediatico, sportivo e monetario dell’NBA – era la seconda volta che vedevo una partita di basket americano dal vivo. Abbiamo girato la capitale inglese in lungo e in largo con un grosso imprevisto: la neve. Non che ne avessimo bisogno ma è stato molto suggestivo ed alternativo. Londra ce la siamo goduta comunque.

Il 2017 lo ricorderò soprattutto per l’anno del Canada. Tanto sospirato prima, quanto amato ora. Volevo andarci, non così presto e soprattutto non a est. Poco male, ci tornerò e andrò a ovest per vedere i parchi. L’est non mi ha deluso e mi ha colpito al cuore, l’ovest credo mi stupirà. Colpito e affondato, Canada batte Luca.

E poi ho chiuso in Slovenia, a Lubiana. Ve ne parlerò più avanti. È stata una fuga di due giorni, dettata più dai tempi stretti e dalla necessità di evasione, più che per voglia di viaggiare – anche se quella non manca mai.

Nel mezzo, una gita al parco Sigurtà e il mio primo Blog Tour per Non solo Turisti a Cittadella. Ammetto che il blog tour era come me lo immaginavo: vai e vedi quello che ti viene proposto. Vi lascio immaginare cosa significhi per uno che si organizza il viaggio dalla A alla Z e che non ci pensa due volte a improvvisare, tra l’altro con moglie e figli al seguito. Esperienza da fare e rifare, più per le persone conosciute che per il viaggio in se – se di viaggio si può parlare.

A qualcuno può sembrare siano pochi i viaggi che faccio. Confermo, lo sono. Ma purtroppo per cause lavorative ci troviamo ad organizzare le vacanze nelle settimane di ferie e lavorando nei weekend e su turni entrambi, con giorni di riposo non fissi, figli che vanno a scuola, da accudire o da piazzare ai parenti, più tutte le attività extra scolastiche, a volte mi ritengo fortunato a prendere la macchina per fare una gita fuori porta.

Traveldreams 2018 a colori, tra realizzabili e non.

Stavo pensando al 2018 e ai viaggi che farò. Uno è già bello che programmato, mancano solo le ultime cose da organizzare. Non vi dico dove sarà – anche se ho scoperto le mie carte con qualcuno. Abbiate solo qualche settimana di pazienza e vi svelerò tutto.

Quello che mi saltava più all’occhio mentre pensavo ai viaggi da fare nel 2018 è il fatto che sceglievo le mete in base a un particolare. “Vorrei andare a … per vedere …” Tutti questi luoghi erano caratterizzati da dei colori specifici. Sarà proprio così: i miei traveldreams 2018 li stanno dettando i colori.

Blu

Quando penso a un luogo dove ci sia tanto blu mi saltano subito in mente Jodhpur in India e Chefchaouen in Marocco. Inutile spiegare il perchè. Due città così simili situate a migliaia di chilometri di distanza, sono per gli amanti della fotografia – e non solo – delle vere e proprie miniere d’oro, da dove potete estrarre delle favolose pepite fotografiche. Per questo vi rimando al gruppo su Facebook In viaggio tra le culture del mondo dove potete ammirare delle vere e proprie chicche su Jodphur da parte dell’utente Lucio Chiari e ditemi come non fate a non voler visitare Jodphur. Devo ringraziare lui e il gruppo per questa voglia di India e Marocco. Queste due destinazioni resteranno comunque un sogno per l’anno prossimo. Non le vedo fattibili coi bambini. Piuttosto, sempre parlando di blu, un’altro luogo che richiama molto questo colore sono i tetti  e il mare della Grecia. Essendo già stato a Kos e Rodi, sarebbe giunto il momento di cambiare isola, per questo stiamo pensando di andare a Santorini o Creta o entrambe per le ferie estive. Ci riusciremo?

Verde

Non pensate a Capo Verde o all’amazzonia. Il verde che mi immagino è quello delle risaie di Ubud in Indonesia, luogo che ho potuto ammirare grazie alle foto di un amico che c’è stato qualche tempo fa. Ma un luogo che il verde mi richiama ancor di più alla mente sono le risaie del sud del Vietnam – si ancora riso – e le isolette della Ha Long Bay. Di solito faccio un viaggio a lungo raggio ogni anno e mezzo, quindi non credo ci andrò nel 2018 e resterà il tutto ancora un sogno nel cassetto, che vorrei riaprire nel 2019 – guardo troppo avanti? -. Piuttosto, spero di potermi accontentare del verde della Toscana e della Val d’Orcia. In Val d’Orcia non ci sono ancora stato, mi sono fermato un po’ più su, quindi credo che una fuga di qualche giorno ci potrà scappare.

Rosso

Il rosso fuoco ma anche il rosso del deserto, in particolare quello della Namibia e dell’Oman, due luoghi che considero molto suggestivi. Un mio piccolo desiderio sarebbe quello di passarci un notte in tenda, come fanno i beduini. Non ho citato l’Australia per un semplice motivo: mi torturerei. Resterà un sogno ancora per un bel po’ di anni. Per rimanere in tema di cultura araba, e ricollegandomi al rosso, credo che l’Alhambra e l’andalusia potrebbero essere una buona soluzione per le ferie estive, mettendoci dentro anche un po’ di spiagge assieme alla cultura del luogo. Valuteremo attentamente e confronteremo con la Grecia.

Bianco

Bianco fa rima con montagne innevate, e quali se non quelle del mio amato Canada? Mi riferisco in particolare alle montagne Rocciose, quelle che danno origine ai parchi del Banff, del Jesper e del Glacier, con i loro paesaggi di montagne innevati e la natura selvaggia. La voglia è tanta, ma non credo riuscirò a tornare in Canada nel 2018 in quattro, sarà più fattibile se decideremo di farlo in due.

Canada

Giallo

Giallo, come il colore della pelle dei cinesi – anche se io proprio così gialli non li vedo. La Cina è un sogno che coltivo da anni, ma vale il discorso che ho fatto per l’India e per il Vietnam. Piuttosto il giallo mi rimanda al sole dell’estate e al colore giallo del Tram 28 di Lisbona. Il Portogallo potrebbe quindi essere una destinazione papabile per l’estate 2018, con sud della Spagna e Grecia. Mi piacerebbe partire da Lisbona e arrivare fino a vedere l’Algarve. È un’idea niente male ma che competerà sicuramente con la Grecia è la Spagna. Vedremo.

Bonus: i colori dell’autunno.

L’autunno è la stagione che più mi colpisce coi suoi colori. È credo che uno dei luoghi migliori per vederli sia Central Park a New York. L’idea di andarci durante il periodo di Halloween c’è, ci sono delle cose da valutare, tipo tempistiche e organizzazione col lavoro. L’idea non è da scartare, ci dovremmo pensare bene.

New York

E voi? Quali sono i vostri traveldreams 2018? Ma soprattutto, quali i vostri colori? Raccontatemeli. Buon 2018 e vi auguro tanti viaggi.

 

Blogger Recognition Awards

I Blogger Recognition Award: sei stato nominato!

Anch’io come molti altri blogger sono stato nominato ai Blogger Recognition Award e la cosa mi inorgoglisce non poco. L’essere nominato sa un po’ da Grande Fratello, ma non implica una nomina al televoto e la susseguente possibilità di essere eliminato, in questo caso dal mondo dei blog. La nomina qui è in senso positivo e significa che il tuo lavoro, ma soprattutto la passione che trasmetti agli altri per i viaggi, ha scaturito interesse ed è stata premiata.

Con ciò non vuol dire che dalla data di nomina entrerò nell’olimpo dei blogger più influenti d’Italia, viaggerò gratis per il mondo facendo un mucchio di soldi e diventerò ricco sfondato. No, nel mio caso è un piccolo grande passo in avanti verso la visibilità. Capisco poco di SEO, viaggio a mie spese e non sono sponsorizzato, scrivo quando capita senza costanza, mi applico con buoni risultati nei Social Network – mannaggia a Facebook, non riesco a far crescere la pagina, mi date una mano? 😦 – eppure il lavoro sta pagando, nel senso che il mio blog, nel suo piccolo, riceve visite, commenti e follower sui social. Let’s go and never give up!

Nel mio caso la data fatidica di nomination è stata il 23 Dicembre e devo ringraziare di cuore Bimbi Viaggiatori, che ho conosciuto da poco, ma che ho colpito e mi hanno colpito col loro blog (le spiegazioni del perchè, a dopo).

Ma che cos’è il Blogger Recognition Award 2017? E’ un riconoscimento attribuito a blogger da altri blogger e la citazione sui blog altrui è molto importante.

Riceverlo è stata una bella sorpresa, specie per chi come me si applica a tempo perso, senza costanza ma con molta passione.

Vi spiego come funziona.

Vademecum per chi viene nominato nel Blogger Recognition Award

1. Ringraziare e linkare i blog che ci hanno nominato.

2. Raccontare la nascita del proprio blog.

3. Dare qualche consiglio a altri blogger che iniziano quest’avventura.

4. Nominare altri 15 blog a cui attribuire questo riconoscimento.

5. Commentare sul blog di chi vi ha nominato e fornirgli il link al vostro articolo.

Iniziamo.

Ringraziamenti.

Un grazie di cuore – nuovamente – ai miei primi nominatori, Bimbi Viaggiatori, grazie ancora, è bello sapere di essere fonte di ispirazione per qualcuno e che soprattutto che qualcuno te lo manifesti in prima persona.

La nascita di Capturing the World.

Come è nato questo blog? Ecco le tappe fondamentali.

Punto 1) Inutile girarci tanto attorno, chi di voi non ha aperto o non vorrebbe aprire un blog per viaggiare gratis ed essere pagato allo stesso tempo? C’ho pensato anch’io. Sapevo che esisteva la possibilità ma non lo ritenevo possibile, chi si sarebbe mai sognato di venirmi a pagare per viaggiare? E poi perchè proprio io?

Punto 2) Ho sempre avuto la passione per i viaggi e mentre i miei amici e parenti pensavano più a discoteche, bar, macchine, motorini, case grandi e beni materiali, ecc., io sognavo posti lontani, non necessariamente isole tropicali, ma luoghi da esplorareculture diverse con cui venire a contatto.

Punto 3) L’incontro con Silvia: compagna di vita e di viaggi, non ha la mia stessa passione sfrenata per i viaggi ma si adatta e mi segue. Lei è più tipa da bikini e da spiaggia, io più da uscita la mattina e rientro la sera, con le gambe a pezzi e la macchina fotografica piena di foto. Ma non importa, conciliamo sempre le cose: io decido la meta, lei mi segue :-). Che donna…

Punto 4) Scopro il mondo dei blog. Prima parlavo con persone che di viaggi sapevano poco o nulla. In una discussione di viaggi parlavo solo io delle mie avventure, spesso a vanvera perchè diventava un monologo. Ora, nella rete, ho trovato persone con cui parlare, confrontarmi, scambiarmi opinioni, informazioni, dritte, avventure.

Punto 5) La mia prima reflex. La nostra compatta tira le cuoia, e quindi compro la mia prima reflex, una Canon 1100D ancora in uso. Nonostante abbia poco tempo per la fotografia, quello che era un interesse diventa alla fine una passione.

L’unione dei punti dal 2 al 5 fa nascere TraveLandPhotos Blog, un blog che speravo fosse alternativo rispetto agli altri, basato più che altro sulle immagini che sulle parole, cercando di combinare Viaggi, Paesaggi e Foto in un blog unico. Ma il nome non mi convince e non rende l’idea di ciò che voglio trasmettere. L’idea è quella di parlare di viaggi sia attraverso le parole che attraverso le foto, “catturando pezzi di mondo“. Mi rendo conto che il mio modo viaggiare cambia, sono più indipendente e mi organizzo in tutto e per tutto.

E allora, il cambio. Non più solo foto ma anche consigli su come organizzare viaggi, catturando con la reflex il mondo. Cambio così anche il nome: Capturing The World! Mi sembrava perfetto al momento…e penso lo sia ancora.

Nel frattempo siamo anche passati da due a quattro e sono arrivati due piccoli viaggiatori: Rachele e Riccardo. Quindi, ci sono anche consigli per chi volesse girovagare coi figli.

Ah, dimenticavo, il punto 1) non è stato incluso: non ho ancora trovato chi mi fa viaggiare gratis. 🙂 Forse un giorno…

Per te che vorresti aprire un nuovo blog.

Siamo già troppi, rassegnati! Scherzo, sia chiaro, ma purtroppo la frase ha un suo senso di verità e ti spiegherò qui sotto perchè.

Ci sono molti “blogger” che al giorno d’oggi aprono un blog perchè pensano di viaggiare gratis. Se devi aprire un blog, non farlo con questo scopo, sono già troppi quelli che la pensano così. Se non viaggi, non è il caso di buttarsi in quest’avventura. Se viaggi poco o viaggi tanto ma non hai voglia di scattare foto o di scrivere per il piacere di farlo, non aprire un blog, non saresti costante e dopo due mesi chiuderesti. Quindi rassegnati, c’è già chi lo fa e chiude dopo aver aperto.

Piuttosto fatti guidare dalla passione. Se sogni mete lontane, culture diverse, esperienze nuove e ti piace parlarne, apri un blog. Fondamentale è viaggiare e se ti piace parlarne con qualcuno, sfogati scrivendo. Ma scrivi col cuore, chi ti legge deve sentire che sei appassionato e che i viaggi sono il tuo primo pensiero quando ti svegli alla mattina e l’ultimo della sera prima di andare a letto. Se non hai questo nel sangue, non ti avventurare in questo campo. Se invece ce l’hai, posto ce n’è fin che vuoi, l’importante è scrivere bene e viaggiare.

I 15 blog nominati.

Passiamo ora alle nomination:

  1. Al primo posto non potevo non mettere Non Solo Turisti del grande Marco Allegri, che ormai considero un amico. Scrivo qui da tre anni ormai, con costanza sforno un post al mese sui miei viaggi. Lo considero IL BLOG DI VIAGGI per eccellenza: classificatosi secondo ai Macchia Nera Internet Awards, dietro a Turisti per caso. Avrei benissimo potuto scrivere su Turisti, ma non ci sono foto e mi sembrava un insieme di diari. Non era il genere di blog che cercavo. Allora ho optato per il blog di Marco. Dopo tre anni faccio parte della comunità dei blogger più importanti di NST. Oltre a scrivere ci sono anche delle interviste mie su Radio Stonata, sul programma “Il Viaggio” reperibili sul blog. Bella soddisfazione e grazie Marco. 🙂
  2. Scorci di Mondo di Veronica Crocitti, blog a tutto tondo e pieno di utili consigli per organizzare qualsiasi tipo di viaggio.
  3. Viaggia e Scopri , anche questo uno dei blog che seguo da tanto tempo come i due sopra, utilissimo e pieno di consigli per viaggiatori.
  4. Trip it Easy, forse quello che più mi si avvicina come blog. Lo seguo per le sue avventure nei paesi che più mi ispirano e perchè dà consigli ai viaggiatori fai da te.
  5. Bimbi Viaggiatori, non è un cambio merce (ma anche si dai 😉 ) però ci si trovano molti viaggi e consigli per chi come me viaggia con bambini. Blog giovane e pieno di passione. Da seguire.
  6. Il Mondo secondo Gipsy, la seguo in particolare per i suoi post sul Sud Africa e sui safari in questo meraviglioso paese.
  7. Voce del Verbo partire, sono rimasto affascinato dai suoi post sulla Thailandia, luogo che mi ha fatto percorrere grazie ai suoi racconti.
  8. Maraina in Viaggio, una luna di miele in Australia, il suo racconto è bastato per catturarmi.
  9. Viaggiatore non per caso, il suo modo di viaggiare in moto mi ricorda le avventure di Roberto Parodi, autore di Scheggia, uno dei miei libri di viaggi preferiti.
  10. Una donna al contrario, non puoi non leggere le avventure di una che ha fatto il giro del mondo.
  11. Italia Terapia, l’ho seguita nel suo viaggio in Australia, e già basterebbe a farmela seguire, poi anche in quello recente in Slovenia, dove poco prima c’ero stato anch’io. Blog molto interessante.
  12. Impronte nel mondo, mi ci rivedo anche in loro, fai da te come me ma più disorganizzati – lo dite voi eh 😉 – . Articoli molto interessanti, specie quelli sull’India.
  13. Lemuri in viaggio, le storie su leggende, miti ed extraterrestri sono un lato nuovo dei viaggi che non conoscevo.
  14. Cocco on the road, Marika, ti ruberò tutti i consigli sulle destinazioni italiane, hai degli articoli bellissimi.
  15. The food Traveller, in giro per il mondo con la collega di Non Solo Turisti tra cibo e viaggi.

Purtroppo le regole mi impongono solo 15 blog, mi devo fermare, ci sono molti altri blog che meritano di essere nominati ma che purtroppo per questione di regole non posso citare. Qualcuno questa volta l’ho saltato, vi prego non offendetevi, non è detto che la prossima volta non siate dentro i 15.

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AEREO

Il low cost sul lungo raggio: cose da sapere e alcune delucidazioni.

Alcuni giorni fa, su Facebook, mi sono imbattuto in un post del Corriere della sera. Il post rimandava ad un articolo in cui si annunciava l’apertura dei voli low cost a lungo raggio da parte di Norwegian Airways sulla rotta Roma-Buenos Aires. Le caratteristiche principali erano: volo diretto senza scali di una compagnia non italiana tra le due capitali e il prezzo di 250€ a tratta.

I commenti erano tra i più entusiasti: gente che taggava amici e parenti, sogni di viaggi intercontinentali a prezzi stracciati e gente convinta di poter finalmente iniziare a viaggiare a prezzi ridicoli. Molti amici e parenti già mi avevano virtualmente imbarcato perchè un volo del genere “va bene per te che viaggi sempre! Costa poco!”.

La domanda allora mi è sorta spontanea: siamo sicuri che costi veramente poco e che in Argentina – o in altre parti del mondo – ci si vada, e soprattutto si torni, veramente a 250€ o a prezzi così modici? Data la confusione che si è creata, forse è meglio chiarire qualche punto.

L’italiano, questo sconosciuto.

Sia ben chiaro, questo non è un post sponsorizzato o pagato da Norwegian o dalla concorrenza, ma semplicemente un post che serve a togliere dubbi e scoprire come funziona davvero.

Capisco che la nostra lingua sia difficile, ma mi sembra che l’italiano sia abbastanza chiaro per chi lo capisce. Altrimenti parleremo di itagliano: molti noi, al di là di non conoscere tempi verbali e regole grammaticali, ancor prima non conoscono il significato di certe parole. O per lo meno – mettiamola così – non prestano la dovuta attenzione. Ma veniamo ai responsabili:

  • Sola Andata: Il primo punto sul quale vorrei soffermarmi riguarda le due paroline in questione, poste subito dopo la tariffa indicata nella home page dei siti di voli  – e qui non mi riferisco in particolar modo solo a Norwegian ma in generale – in caratteri ben visibili. Sono tanto spesso ben indicate quanto spesso ignorate. Perché? Per il semplice fatto che il vostro occhio e la vostra mente si focalizzano sui numeri vantaggiosi della tariffa, rendendo superfluo tutto il resto. Quel “sola andata” intende la connessione da un punto a un’altro punto, ma non viceversa. Quindi, per esempio, un volo da Venezia a Barcellona o da Milano a Los Angeles, che viene sponsorizzato a 19,99€ indica andata e basta. Non viceversa. Se volete tornare dovete spendere altrettanti soldi, raddoppiando il costo del volo, sempre se siete fortunati a trovare la stessa tariffa.
  • Gli asterischi ” * ” e la dicitura posti limitati: i primi rimandano spesso a una postilla in basso – necessario l’uso del microscopio – che dice solitamente così: “posti limitati“. Tradotto: una volta esaurito il numero di posti a quella tariffa, il prezzo inizia a salire. 
  • A partire da: quando in una home page vedete indicato “prezzi a partire da” si intende il prezzo più basso, o minimo, per una tratta, ma non necessariamente nelle date di maggior richiesta o in quella data in cui tu vuoi volare. Se fosse proprio così, tutti volerebbero in agosto in Grecia e Spagna a prezzi stracciati. Invece in buona parte dei casi, si tratta di tariffe utilizzabili in date di bassa stagione e magari anche durante la settimana – non a caso il giorno più economico per volare è il martedì.
  • I posti contingentati a tariffa stracciata: per esempio 10000 posti a 5 euro. si intende che tra tutte le tratte, ci sono un numero X di posti a 5 euro. Ovviamente non sono tutti sulla stessa tratta, ma magari sono distribuiti su più tratte, in certi periodi dell’anno (per esempio in inverno). Quindi, vedere l’offerta non significa per forza che volerai a 5 euro e soprattutto, non è detto che la tratta che a te interessa sia coinvolta nella promozione.

I non intendenti la lingua, posti davanti al misfatto e indicate le varie postille, frasi e indicazioni in merito, sono soliti chiedere: “Ma cosa vuol dire?”. Ora, ritorniamo alle righe sopra: non è Itagliano, ma Italiano comprensibilissimo. Quindi, rileggere e cercare il significato, grazie. Come se non bastasse, la cosa va spiegata a voce e magari con un disegnino che fanno i bambini dell’asilo. Questi “fraintendimenti”, non da parte di chi scrive ma da parte di chi legge, fanno si che le reazioni vadano dal disappunto alle vere e proprie crisi isteriche, condite da insulti e bestemmie in aramaico antico e nelle lingue più sconosciute. Forse con un po’ più di attenzione nella lettura e conoscenza della lingua italiana, avremmo un po’ meno gente fuori dai gangheri dopo aver perso la tariffa tanto agognata.

La questione del lungo raggio.

Le compagnie low cost si caratterizzano per il fatto che i servizi accessori non sono inclusi. In soldoni: compri il volo, tutto ciò che non ha a che fare col tuo bel sedere appoggiato sul sedile, lo paghi. Eccezion fatta – si fa per dire – per il bagaglio a mano. Quindi, cibo, acqua, profumi e i famosi gratta e vinci, se li vuoi, a bordo li paghi, sennò li acquisti al duty free in aeroporto. Il bagaglio in stiva ha un costo. Il posto assegnato, idem. Il check in rapido, pure. Il bagagli a mano, è gratuito purchè non ecceda certe dimensioni, in caso contrario sarete soggetti ad un supplemento – e qui le compagnie stanno diventando molto fiscali, e a ragione a mio avviso, per la furbità (per dirla alla Checco Zalone) di certi elementi che considerano le valige di metro per un metro per mezzo metro come bagaglio a mano. 

Detto questo, facciamo lo stesso ragionamento per un volo di lungo raggio cercando un volo per una persona per Los Angeles da Roma Fiumicino. Ho scelto questo volo con partenza il 16 Luglio e rientro il 30 Luglio. La concorrente di Norwegian in questo caso sarà Lufthansa, compagnia che ho usato e con cui mi son trovato bene.

Dunque, il volo ha il seguente costo: 811,18€

Norwegian

 

Norwegian

Caratteristica principale e molto importante: il volo è diretto e il bagaglio a mano è incluso. Si sale a Roma, si scende a LA. Nelle due schermate di sopra avete le indicazioni di andata e ritorno.

Altra caratteristica: la tariffa scelta è la Low Fare, quella più bassa e come vedete indica chiaramente che paghi solo ciò che ti occorre, cioè il volo. Se fate l’upgrade alla Low Fare Plus, ecco cosa avete in più e come cambia il prezzo:

Norwegian

Il prezzo passa a 951,18€ a persona, ma qui avete 1 bagaglio, 1 pasto e il posto prenotato. Il prezzo, per avere tutto questo, è lievitato di 140€. Nel caso vogliate poi passare ad ulteriori altre tariffe, beh lascio a voi il piacere di scoprirlo. Io ho dato un occhio e ho chiuso subito.

Passiamo ora a Lufthansa, stesse date, stesso volo andata e ritorno. Salta subito all’occhio come il volo sia con scalo a Monaco di Baviera.

Lufthansa

Punto importante: a parità di servizi, cioè posto assegnato, pasti a bordo (e non uno solo), bagaglio a mano e valigia in stiva, il prezzo è decisamente inferiore Con Lufthansa si risparmiano quasi 200€. Allego anche ritorno.

Lufthansa

Volete passare alla Basic Plus per avere un rimborso in caso non partiate? Bene il costo è di 190€ in più a tratta e il volo sale a 1343€. Provare per credere. Anche con Norwegian si può scegliere una tariffa rimborsabile, ma il costo sale oltre i 1600€.

Mi sono comunque concentrato su queste due prime tariffe, Low Fare e Low Fare Plus per Norwegian e Basic e Basic Plus per Lufthansa perchè sono quelle più utilizzate da noi comuni mortali, non credo che molti di voi viaggino in Business o First Class. E se lo fate, allora questo post non è per voi.

Come vedete, alla faccia del low cost, su questa tratta e per queste date conviene ancora la compagnia di linea. Ho fatto anche una prova con AirFrance e questo è quanto:

AirFrance

Facciamo finta per un attimo che Lufthansa non esista. Converrebbe AirFrance rispetto alla Low Fare Plus Norwegian, ma ha scalo in ritorno a Parigi e la differenza di prezzo è minima. In questo caso, forse opterei per Norwegian, anche se costa di più, per un semplice fatto: sono solo voli diretti.

Detto tutto ciò, se volete sbizzarrirvi, fate pure. Io ho cercato di farvi capire come funziona veramente. Il Low Cost, per quel che mi riguarda sul lungo raggio, non è propriamente la mia prima scelta. Ciò che a me interessa è mettere la realtà in faccia a chi si fa strane idee in base a quello che vede pubblicizzato.

Molte persone si stupiscono quindi quando si trovano di fronte a queste differenze: c’è addirittura chi dice “è tutta una truffa“. Assolutamente no! Tecnicamente si chiama marketing. E non c’è assolutamente niente di truffaldino, sono solo diverse scelte di strategia. Le compagnie di linea, offrono un prezzo con diversi servizi inclusi. Le low cost, offrono un volo a prezzo più contenuto, ma con l’opzione d’acquisto per i diversi servizi dal volo. Non a caso, il low cost sul breve raggio si è affermato alla grande, mentre sul lungo raggio, almeno qui in italia, siamo ancora ad una fase iniziale.

Alla fine del discorso, sia ben chiaro, non mi sognerei mai di dirvi “Non utilizzate il low cost sul lungo raggio” perchè se fosse come tanti credono, sarei in prima fila per l’acquisto del biglietto. Semplicemente dovete fare attenzione a quello che vi viene mostrato e quello che effettivamente acquistate. Con una compagnia di linea, acquistate un pacchetto di servizi, con le low cost, acquistate un servizio, il volo, mentre gli altri servizi non sono inclusi al momento dell’acquisto della tratta aerea, ma sono a vostra discrezione. Considerate che durante il volo, e avete bisogno di acqua e bevande nelle compagnie di linea normalmente sono gratis e a disposizione, nelle low cost no. Per ovviare e come avete visto, molte compagnie ora offrono vari tipi di tariffa, che vanno dalla base, quindi solo volo, al tutto incluso – volo, posto, bagaglio, cibo ecc. – con aumento della cifra da spendere. Starà a voi poi decidere quale tariffa scegliere.

Ognuno poi farà le sue valutazioni. Se per voi, volare dieci o dodici ore senza acqua ne cibo, magari anche senza bagaglio in stiva, è la soluzione migliore e più idonea, la vostra scelta è legittima, rispettabile e nessuno potrà dirvi nulla. Allo stesso tempo però, mi sentirei di farvi i miei più vivi complimenti per la scelta – e sono serio. Dal mio personalissimo punto di vista, credo che una tale soluzione sia più idonea a chi progetta un volo di sola andata, e che pianifica di restare nella destinazione più mesi, avendo delle soluzioni già pronte in loco per quel che riguarda l’abbigliamento – faccio questo esempio perchè il bagaglio in stiva è uno dei costi maggiori. Pure io quando viaggio cerco di risparmiare il più possibile sul volo, e sicuramente farò le mie attente valutazioni se dovessi viaggiare con una low cost per un volo intercontinentale. Ciò non toglie che prima di fare “click” su un volo, di qualsiasi compagnia, farò tutte le ricerche e verifiche del caso. 

Lubiana

Fotogallery: Lubiana

Non sono amante delle “24 ore a…” però mi rendo conto che a volte, date le dimensioni della città, possono bastare – se necessario, potete fermarvi qualche ora in più, come abbiamo fatto noi-. È il caso di Lubiana, piccola ma ridente capitale della Slovenia, poco considerata per un weekend, ma che vale sicuramente la pena di visitare una volta nella vita. Non mi dilungherò al momento a parlarvi di Lubiana, ma semplicemente vi mostrerò alcuni angolidi questa bellissima cittadina. Tra le attrazioni principali: la sua parte vecchia, i locali lungo il fiume Ljubljanica e il suo castello.

Sperquesti scatti possano servirvi da stimolo per visitare questa città piccola ma carina.

Balena

Vedere le balene in Canada. Escursione a Tadoussac.

Un minuscolo punto sulla cartina geografica, una cittadina che non conta nemmeno mille abitanti e che viene sepolta dalla neve proveniente dal Polo nord. Eppure la fama di Tadoussac, così si chiama questa minuscola cittadina, è inversamente proporzionale alle sue dimensioni. Perchè è così famosa? Semplice, per essere il punto migliore del Canada Orientale dove vedere le balene.

Situata quasi alla foce del fiume San Lorenzo, questa cittadina è famosissima per le escursioni di Whale Watching. Nonostante sia una tappa non proprio a portata di mano, la gente che si trova a Quebec City non si fa sfuggire l’occasione per venire fin quassù e percorrere i 215 chilometri che separano la città da questo minuscolo paesino.

Da Quebec City a Baie St. Cathrine.

Il nostro terzo giorno in terra canadese è stato dedicato completamente ai nostri figli. Il nostro SUV ci ha condotti sin qui, in una delle regioni forse più remote del Canada orientale, passando per montagne scoscese, lunghissime salite e interminabili discese tra villaggi sporadici. Baie St Cathrine, luogo da dove partiremo con la nostra crociera, è dirimpetta a Tadoussac. A dividere le due cittadine, il fiume Saguenay, che si getta nel San Lorenzo e famoso per il suo omonimo fiordo che si trova lungo il suo corso. Dicono sia bello ma non noi lo visiteremo per questioni di tempo.

La fama di Tadoussac è dovuta a svariate ragioni, la prima è quella per essere il posto migliore per vedere le balene, la seconda è per la presenza dell’hotel Tadoussac, uno dei pochi veri hotel presenti nella zona e che mi ricorda l’Overlook hotel di Shining, la terza è per essere l’ultimo punto di partenza delle crociere sul San Lorenzo, almeno per quanto riguarda la compagnia di navigazione che noi useremo. Nonostante la sua fama, noi partiremo con la nave da Baie St Cathrine  per un semplice fatto: attraversare col traghetto il Saguenay comporta una perdita di quarantacinque-cinquanta minuti d’attesa.

L’escursione.

Decidere di recarsi fin quassù implica impegnarsi per tutto il giorno. Se partite da Quebec City, ci vogliono circa tre ore per arrivare, altrettante per tornare e altre tre per uscire in escursione. Avete due tipi di imbarcazioni a disposizione, diverse per tipologia e costo. La prima è una vera e propria nave da crociera di una trentina di metri, più adatta a chi come noi ha dei figli . Può avere due o tre ponti e ha una parte interna con bar, sedie, tavoli e vetrate per guardare fuori. L’altra imbarcazione invece è un gommone di una decina di metri, chiamato Zodiac, totalmente scoperta e con una ventina di posti. Entrambe le crociere sono organizzate da AML Croisieres.

Una volta saliti a bordo, ci si lascia il molo alle spalle e ci si dirige verso il centro del San Lorenzo. I primi cetacei a sbucare dall’acqua sono delle balene artiche minori, di colore nero, e i beluga, caratteristici per il colore bianco. Spingendosi poi verso la foce del fiume, ci può notare una cinquantina di foche nuotare pacificamente. Durante la navigazione e a bordo della nave, una speaker spiega in francese e inglese le abitudini e le caratteristiche dei cetacei che appaiono in superficie. Ovviamente ad ogni apparizione, la gente si riversa sul lato della barca per vedere meglio chi sbuchi da sotto l’acqua.

La zona di navigazione è un parco marino naturale e si possono vedere beluga, balene e foche già dalla riva. Le regole di navigazione però sono ferree: entrambe le imbarcazioni non si possono avvicinare più di tanto agli animali, e una volta che appaiono sulla superficie dell’acqua l’obbligo è quello di diminuire la potenza dei motori per evitare possibili collisioni e metterli in pericolo di vita. Anche per chi è a bordo ci sono delle regole da rispettare, che sono non urlare, non sporgersi e soprattutto non lanciare cibo in acqua per far avvicinare i cetacei: al di là della questione sicurezza tra animali e imbarcazioni, le balene non hanno bisogno del nostro cibo. Primo, non è adatto a loro. Secondo, essendo un parco naturale e zona protetta vicino all’atlantico, plancton e pesci qui abbondano.

Il periodo migliore per vedere balene e beluga va da agosto a fine ottobre, noi siamo ai primi di settembre quasi nel cuore del periodo migliore. Nonostante la temperatura non sia poi male, circa quindici gradi, vi consiglio di portarvi berretto o cappellino, giubbotto pesante e guanti, specie se siete coi bambini in quanto il vento causato dalla navigazione fa abbassare la temperatura. E vi consiglio anche una buona dose di fortuna: purtroppo balene e beluga è difficile vederli nella loro interezza e nove volte su dieci si vedono testa, pinna dorsale e coda. Fare una foto a uno di essi completamente fuori dall’acqua è roba da terno al lotto, ma non è impossibile, dovete solo sperare che salti fuori, il che non è semplice. Ciò non toglie che non rimarrete delusi, le balene le vedrete se andate nel periodo giusto.

Come prenotare la crociera.

E’ bene sappiate che sullo zodiac non sono ammesse donne incinte, causa scossoni dovuti alla navigazione, e bambini al di sotto di sei anni, questo perchè non ha recinzioni o parapetti.

Come detto prima, chi organizza le crociere è AML Croisieres. E’ una compagnia molto diffusa lungo il San Lorenzo, e organizza escursioni non solo di Whale Watching ma anche semplici navigazioni lungo il fiume, partendo da Quebec City fino a Tadoussac. Il vantaggio di questa compagnia è che se non avete un auto per arrivare fin quassù, ci sono dei transfer gratuiti che vi portano dalla città in cui alloggiate al molo di partenza della crociera.

Tadoussac

I prezzi: al di là che ci sono varie escursioni, un pacchetto famiglia per quattro persone in nave, coi bambini al di sopra dei sei anni, costa 199 dollari canadesi. Noi avendo un bambino di due anni, optiamo per tre biglietti singoli e spendiamo 164 dollari canadesi, al cambio 110 euro.

I biglietti li potete acquistare in tre maniere: online, e li ritirate all’imbarcadero. In uno dei tanti punti vendita dell’AML disseminati tra Quebec City e Tadoussac – uno è anche dentro l’ufficio turistico di Quebec City. Direttamente al punto d’imbarco ma con il rischio di rimanere a terra se andate in alta stagione. Da baie St Cathrine le crociere partono alle 9.30, 13.30 e 16.30.

Detto questo vi auguro una buona escursione, ovviamente nel massimo rispetto del parco e degli stessi animali.

Quebec

Quebec City: cosa vedere nella città più storica del Nord America.

Ho impiegato sei mesi per organizzare il mio viaggio in Canada, non perchè fosse complicato ma perchè me la volevo prendere comoda e studiare l’itinerario per bene. Di Quebec City non ne avevo mai sentito parlare e non la consideravo. Mi limitavo a Toronto e Montreal. Poi quando ho capito dove passare una giornata coi miei figli a vedere le balene – ve ne parlerò nel prossimo post – , Quebec City è entrata nel circuito. E devo ammettere che è stato proprio un bel vedere.

Da Montreal a Quebec City passando per Trois Riviere.

Atterrati il giorno prima da Parigi, preleviamo il nostro SUV  a noleggio e ci dirigiamo verso Quebec City. La città veramente si chiama Quebec, o Ville du Quebec per dirla in francese, lingua madre dell’ omonimo stato. Se chiamassi la città semplicemente Quebec, molti la confonderebbero con lo stato del quale la città ne è capitale.

Durante il tragitto, la nostra immancabile ed inseparabile Lonely Planet ci dice che Trois Rivieres merita una tappa. E noi la ascoltiamo, soprattutto perchè abbiamo i crampi allo stomaco dalla fame. Quindi facciamo tappa al Le Bureau de Post, uno dei locali in evidenza per la qualità del cibo. E ammetto che non è male. La via pullula di ristoranti e locali e si dice sia molto popolata la sera.

Quebec
Trois Rivieres

Arrivo a Quebec City.

Arriviamo a Ville du Quebec sotto una pioggerellina sottile e fredda. Situata tra Toronto, ottocento chilometri più a sud – ovest, e la Groenlandia, duemilacinquecento chilometri a nord est, la città viene sommersa dalla neve, dai – 30 dell’inverno canadese e dai venti artici. Per darvi l’idea del freddo, durante l’invernata si crea la pista di ghiaccio più lunga del mondo, un chilometro e mezzo di ghiaccio dove la gente può andare a pattinare. Si affaccia sul San Lorenzo, ed l’ultima città di rilievo del Canada prima delle ultime isole e dell’Oceano Atlantico.

Orientarsi nel Quebec diventa un po’ difficile se non si parla francese. La lingua madre qui è quella dei nostri cugini d’oltralpe, tutte le indicazioni sono in francese, e la gente ti si rivolge prima in francese, poi in inglese.

A guardarla bene, Quebec City sembra la classica città nordamericana: strade larghe, perpendicolari tra loro che creano una rete a scacchiera. Ma questa è solo la parte esterna della città.

La Città vecchia: la città alta.

Trovata la nostra casetta, ci concediamo un riposino che il fuso orario trasforma in un sonno profondo e ci svegliamo la sera, all’ora di cena. Non ci resta che seguire le indicazioni verso la Citta Vecchia, che si divide tra Vieux Haute Ville, la parte alta, e la Vieux Basse Ville, la parte bassa. La parte alta si trova in cima ad una collina e ci concentreremo solo su questa zona al momento. Entriamo dalla Porta di St. Jean e passeggiamo un po’ a caso tra le sue vie, scattando qualche foto. Caratteristica della città è quella di avere un mura di cinta percorribile a piedi.

E’ il giorno dopo che visiteremo per bene la parte alta. Vedere le sue vie con le sue case in mattoni rimanda subito con la mente a quei paesini francesi d’oltralpe, che ho visto tante volte in foto – per darvi un’idea, mi ricorda certi scorci di Colmar, anche se non ci sono mai stato. Le vie pullulano di colori, e non hanno una geometria ben precisa, si incrociano a caso tra continui saliscendi.

La città vecchia è uno degli insediamenti più antichi di tutto il nord america. I primi colonizzatori francesi conquistarono il villaggio di origine Urone, chiamato Stadacona, per la sua posizione strategica: posto in alto, in cima alla collina, l’area era facilmente difendibile e difficilmente attaccabile dall’esterno. Si contesero la zona con gli inglesi per oltre duecento anni. La spuntarono alla fine i francesi.

Uno dei punti principali della città alta è senza dubbio Terrasse Dufferin, da cui si ammira il San Lorenzo e sulla quale si affaccia l’Hotel Le Chateau Frontenac, un hotel storico di lusso, costruito nel all’inizio del 1900. Si dice sia l’Hotel più fotografato del mondo. Terrasse Dufferin è famosa anche per i suoi artisti di strada: al suo ingresso, vi è proprio un cartello che li considera patrimonio della città e di contribuire alla loro presenza. A simbolica difesa della terrazza, una fila di cannoni all’inizio della stessa che puntano verso la foce del San Lorenzo per difendere l’area dalle navi in arrivo dall’Atlantico.

La Cittadella.

Girare per Quebec city sembra di girare per i paesini della Francia e non di essere a seimila chilometri di distanza dal Vecchio continente. Sembra strano, ma in un paese giovane come il Canada, e a migliaia di chilometri da dove vi aspettereste di trovarla, c’è pure la Cittadella. Ricorda un po’ le mura di Rodi Vecchia o di Cittadella, con l’unica differenza che qui la piante della Cittadella è a forma di stella.

Le indicazioni non chiare ci fanno fare un giro stranissimo e perdere un mucchio di tempo, ma riusciamo alla fine ad entrare nella Cittadella. All’ingresso si trova un museo sulla nascita delle mura e i racconti delle battaglie. Ci rechiamo fino a dove possibile, poi veniamo bloccati. La Cittadella è sede del 22esimo Reggimento Reale, corpo di fanteria dell’esercito Canadese. Per questo non tutte le zone sono visitabili, a meno che non si faccia un tour guidato. Le zone riservate all’esercito sono off limits. Terminata la visita alla Cittadella, passiamo per la Piana di Abraham, un enorme parco famoso per essere stato sede di una sanguinosa battaglia tra Francesi e Inglesi. La vittoria Inglese consegnò il Quebec alla Regina d’Inghilterra, ma fu fondamentale per dare una svolta alla voglia di indipendenza dei futuri cittadini Canadesi.

La città Vecchia: la città Bassa.

Da Terrasse Dufferin potete prendere la funicolare e scendere verso la città bassa, conosciuta come Vieux Basse Ville. Potete scendere anche tramite scale e strade, e io vi consiglio questa soluzione. Recarsi nella città bassa vuol dire respirare l’atmosfera delle vecchie città portuali del ‘700 e dell’800. La via principale, Rue du Petit Champlan, considerata la via più stretta d’America, ora è sede di ristoranti, negozi di vestiti, di spezie e di artigianato. Una volta di giorno era sede del commercio: le merci provenienti dalla sponda orientale dell’Atlantico e dal mare, finivano sui banchi dei commercianti e venivano scambiate o comprate dalla popolazione. Di sera si trasformava nella via del divertimento, dove i marinai si recavano a fare bisboccia dopo mesi di nave.

Il Museo del cioccolato.

A pochi passi dalla porta di St. jean si trova il museo del cioccolato, un piccolo negozietto dove oltre a produrre e vendere dolcetti di cioccolato, potete vedere delle bizzarre opere, come un orologio o un vestito. Potete anche farvi una cultura sui vari tipi di cioccolato e vedere come viene lavorato. Inutile dirvi che dalle vetrinette potete scegliere quello che vi più vi piace.

Viaggiatori

Bagaglio: la mia top 5

“Se potessi avere con te solo 5 cose, cosa sceglieresti? A prescindere dalla destinazione e dal tipo di viaggio cosa non può mancare nel tuo bagaglio?”

E’ questa la domanda che Lemuri in Viaggio hanno posto questa mattina su Twitter invitando un po’ di blogger a rispondere. La catena ha raggiunto anche me, grazie a Bimbi Viaggiatori, ed eccomi qua ad elencare la mia TOP 5 delle cose immancabili che non posso far mancare in un bagaglio a mano virtuale, dove non posso aggiungere altro. Ovviamente ringrazio sia Bimbi Viaggiatori che Lemuri in Viaggio per avermi coinvolto – è sempre un piacere ed un onore essere parte della rete e della community, poter dire la propria ed essere una voce ascoltata.

Viaggiatori

Premessa: quando viaggio, partiamo in 4. Io – Luca -, Silvia, compagna di viaggi e di vita, addetta alle valige nonchè mamma e tuttofare a casa; Rachele, 7 anni, musicista, ballerina e nuotatrice, oltre che studentella modello che non riesce mai a prendere una nota a scuola nonostante i tentativi vani di fargliela prendere; Riccardo, 2 anni, tornado del midwest statunitense che ogni cosa che trova sulla sua strada, la travolge.

Quando si preparano le valige, non è mai una cosa semplice, io lancerei tutto alla rinfusa. Silvia, più pragmantica, programmatrice – o forse dovrei dire ingegnere dell’incastro – delle valige e mamma, deve pensare a quattro persone e a mille cose da mettere.

Per rispondere alla domanda per cui sono stato chiamato in causa, devo dire che, se la valigia fosse limitata a 5 cose, non potrei lasciare a casa:

1 Corredo Fotografico: Non posso lasciare a casa il mio catorcio di Canon 1100D e i due obiettivi 70-200 4L e 16-35 4L e tutti gli annessi e connessi – batterie, caricabatterie, kit pulizia ecc – . Non esiste che vada via in viaggio senza. Devo catturare scatti dal mondo e, per quanto possibile, trasmettere emozioni al mio ritorno.

2 Smartphone: Prima usavo l’iPad, ora che i piccoli sono cresciuti, come lo vedono lo assaltano quindi, anche per questioni di comodità, uso il mio smartphone per gli scatti che poi saranno condivisi quando rientrerò a casa con più calma la sera.

Dollari Canadesi

3 Soldi: Ammetto che sono un po’ di braccino corto, quando sono a casa – T-Rex rende l’idea? 🙂 – ma quando sono in viaggio, il braccio s’allunga. Logico, non spreco il denaro, ma meglio averne più del solito in tasca, ci possono essere delle buone occasioni per spenderlo, ma anche delle necessità o delle emergenze, quindi sempre disponibilità, che sia sotto forma di cash o carta di credito.

4 Guida Cartacea: Ovunque io vada, Lonely Planet è con me. Per natura non mi piace scaricare i pdf sull’ iPad, a me piacciono i libri cartacei, sentirne l’odore della carta, prendere appunti, fare le “orecchie ai libri” per ricordarmi dove sono arrivato. E non importa se passano di moda e le guide si aggiornano. Il mio scaffale di guide, poche per la verità è una memoria dei miei viaggi. Non datemi un kindle o un a lonely planet in pdf, non riuscirei a leggerla. Canada

5 Copertine dei bimbi: Ha più effetto del ciuccio. Senza ciuccio, entrambi i miei figli possono dormire, senza la copertina morbida, no. Rachele a 7 anni dorme ancora con una copertina a forma di cuore, di colore rosa, con Minnie raffigurata. Riccardo invece dorme con una coperta di Frozen con raffigurate Anna ed Elsa, di colore azzurro chiaro. Originariamente possedeva una coperta blu con Olaf di Frozen, ma l’abbiamo persa a Zurigo in aeroporto, ritornando dalla Florida, ed è stato un autentico dramma. La copertina azzurra era originariamente di Rachele, ma per ovviare al problema, Rachelita l’ha ceduta al suo fratellino a titolo definitivo – devo ammettere con un gesto di grande amore, dopo il pianto disperato di Ricky – . Tanto lei ha l’inseparabile Minnie. Da qui l’indispensabilità delle coperte.

Dopo aver elencato la mia Top 5 invito ora

Il Mondo Secondo Gipsy

Viaggiatore non per caso

Voce del verbo partire

a dire la loro.

 

Se vi è piaciuto quest post, vi chiedo di condividerlo. Una domanda qualcuno di voi mi lascerebbe anche un like sulla mia paginetta FB? 😦

Ontario

Fotogallery: Quebec e Ontario.

Sono tornato da due mesi e ancora ne ho nostalgia. Riguardavo proprio poco fa le foto del mio ultimo viaggio in Canada e ne sento la mancanza. Così bello, così moderno, così selvaggio. Perchè allora non condividere con voi gli scatti più significativi del Quebec e dell‘Ontario? Spero a voi venga la voglia di partire. Gustatevi questa fotogallery e spero vi piaccia.

Quebec

Canada: Ontario e Quebec in 10 scatti.

Un paese immenso, un luogo dove la natura selvaggia domina incontrastata e gli insediamenti umani sono per lo più concentrati nel sud del Canada, lungo tutto il confine con gli Stati Uniti. Per quel che mi riguarda, il mito del Canada comprende spazi sconfinati, orsi, alci e castori. Purtroppo nulla di questo ho visto in quanto non ci siamo recati a Ovest, ma a Est, nei due stati più conosciti e visitati: nell’Ontario e nel Quebec. Anche se la natura ha fatto la sua parte, devo dire che Quebec e Ontario sono un mix di natura, storia e modernità. Come al solito provo a riassumere un viaggio in 10 scatti. Spero rendano l’idea.

1) Quebec City: un angolo di Francia.

Bella, bella e ancora bella. Non sembra di aver fatto 6000 km in aereo ed essere in Canada. Per chi ama i borghi francesi, e io finora mi sono limitati a vederli in foto, alcuni scorci ricordano proprio uno di questi. A me dava un certo senso di Parigi. Forse perchè ero circondato da persone che hanno come lingua madre proprio la lingua dei nostri cugini d’Oltralpe. Resta il fatto che la città vecchia di Quebec City con le sue vie, è la città che più mi ha colpito delle quattro visitate. Non vi anticipo molto, vi chiedo di pazientare, fra un po’ ve ne parlerò dettagliatamente.Quebec City

2) Le balene di Tadoussac.

Che sarà mai Tadoussac? Il nome magari non vi dirà nulla, ma per gli amanti del Whale watching e per la gioia dei bambini è il luogo migliore per fare la conoscenza di beluga, balene e foche. Tadoussac, sonnolenta cittadina avvolta nella nebbia, si trova a 180km a nord est di Quebec City, quasi alla foce del San Lorenzo. Per vedere questi splendidi animali ci sono delle escursioni specifiche a disposizione, ma che hanno delle regole molto strette. Vi anticipo che i cetacei li vedrete, ma per fare lo scatto del giorno ci vorrà molta fortuna.Tadoussac

3) Montreal: tra Montreal vecchia e Montreal moderna.

Famosa per il suo Gran Premio, è una delle poche Metropoli Canadesi. Anche qui ci trovate, e io non me lo aspettavo, una città vecchia. Si trova lungo il porto che si affaccia sul San Lorenzo. E’ meno affascinante di quella di Quebec, ma comunque suggestiva. Mi è piaciuta molto durante il tramonto. Resta il fatto che anche la Montreal moderna ha dei lati da scoprire molto affascinanti. E’ una città cosmopolita e divisa in due dal bilinguismo. Tappa imperdibile, città assolutamente da scoprire.Montreal

4) Toronto: la città più Statunitense del Canada.

Situata quasi sul confine con gli Stati Uniti, e a stretto contatto con essi, Toronto subisce costantemente l’influenza dei suoi vicini, in tutto e per tutto. Si parlano ben 140 lingue, si mangiano cibi con influenze culturali provenienti dai cinque continenti. Anche a Toronto è presente una città vecchia, tutta da scoprire, ma potete anche vivere local come un vero Torontonian, oppure passeggiare tra i mille grattacieli di Downtown, o ammirare la città dall’alto della CN Tower. Mi avevano creato delle aspettative negative, Toronto le ha rovesciate completamente.Toronto

5) Le cascate del Niagara.

Recita un adagio da queste parti: ” Le cascate del Niagara sono per novelli sposi o pensionati”. Io non sono molto d’accordo. Mi è capitato di incrociare molte coppie di mezza età ma anche famiglie con bambini, noi eravamo una di queste. Le cascate del Niagara danno proprio il senso della forza della natura, un salto al piano di sotto pari a 50 metri circa. Il rombo dell’acqua si sente da molto distante, più ci si avvicina al salto sul lato canadese e più aumenta l’umidità Ma è di notte che danno il meglio di se, quando vengono illuminate dai fasci di luce. Da vedere almeno una volta nella vita.Niagara

6) Una piccola Las Vegas: Niagara Falls.

Niagara è considerata una piccola Las Vegas, la Las Vegas del Canada. Durante il giorno, ma in particolar modo la sera, sono presenti dei casinò, hotel di lusso con sale da gioco e una specie di luna park lungo Clifton Hill. La cittadina viene illuminata dalle loro luci e dalle insegne. Parlare di Las Vegas mi sembra esagerato, però almeno avete delle alternative se non volete passare tutto il pomeriggio o la sera a guardare l’acqua cadere al piano di sotto.


Niagara Falls7) Il parco delle Thousend Islands.

Sono riuscito a stupire la mia famiglia. Non ne conoscevano l’esistenza, io si. E me ne vanto. Le Thousend Islands 1800 isole sul San Lorenzo, suddivise tra Canada e Stati Uniti. Le potete ammirare dall’alto di una torre a circa un centinaio di metri di altezza, e poi potete prendere una barca tramite una delle tante escursioni. Ce ne sono di vari tipi, potete scegliere tra quelle che visitano le isolette e tra quelle che ci passano solo in mezzo. Noi abbiamo scelto il primo tipo di escursione della durata di circa due ore e mezza. Meritano la visita.Thousend Islands

8) Il Distillery district di Toronto.

Pensavo che Toronto fosse una città staccata dal suo passato, invece ne è molto legata. Old Toronto si trova a poca distanza da Downtown, e nella parte vecchia si trova uno dei quartieri più affascinanti di Toronto, il Distillery District. Inizialmente sorto come distilleria nel 1860, unico luogo dove si produceva e si commerciava l’alcool, a inizio XX secolo viene quasi abbandonato per poi essere oggetto di riqualificazione nel 2001. Oggi, tra le mura color rosso e le fornaci, sono sorti negozi, ristoranti e bar, un luogo molto frequentato sai dai turisti ma anche dai locali. Una vera chicca. National Geographic lo considera una delle mete top per i viaggiatori in Canada.Distillery District

9) Mezzi di Trasporto Canadesi.

Credo di averli provati tutti in questo viaggio: auto, bus, treno. Soddisfatto dell’auto e bus. Noleggiare un auto non costa molto, sia con Avis che con Alamo. E anche la guida è molto semplice. Gli autobus – usati per andare da Toronto a Niagara e da Niagara al Pearson Internationl – sono molto economici e spesso in ritardo. I treni invece sono si economici, ma devo dire che Trenitalia batte ViaRail 4-0. Sono vecchi, a volte sporchi, in costante ritardo e soggetti a forti scossoni. Qui ci vorrebbe l’alta velocità, per fare 542 chilometri, quasi sei ore di sbalzi a destra e a sinistra. Ciò non toglie che a me i treni nordamericani affascinano da morire. CANADA

10) La Poutine.

A parte il fatto che il 90% del cibo è accompagnato da patatine fritte, conosciute come French Fries, il piatto tipico del Quebec è la Poutine. Sarò schietto: non l’ho trovata un granchè. L’abbiamo mangiata in un ristorante dove c’era un quarto d’ora di coda per entrare. La Poutine è composta da un piatto pieno di patatine fritte color scuro, ricoperta da una salsa per poutine (brodo di carne, burro e farina) e formaggio semifuso. Vi ho anticipato non a caso che le patatine fritte sono quasi ovunque. Questo piatto è una bomba calorica che farà la felicità del vostro colesterolo. La base per la preparazione è questa. Sul menù c’era la possibilità di aggiungere dell’altro, io ho scelto la carne, loro c’hanno messo wurstel e carne macinata da ragù. Ho mangiato metà piatto, un po’ perchè era pesante, un po’ perchè non mi piaceva. Insomma, una delusione. Però credo che la cucina tipica dei paesi stranieri vada per lo meno assaggiata.CANADA

4 cose da fare quando vi recate a Cittadella

Per riuscire a visitarla dovevo partecipare al mio primo blog tour. Eppure è a una sola ora di macchina da casa mia, situata tra Padova, Vicenza e Treviso. È una città medievale che varie volte ho pensato di visitare ma per svariate ragioni ho sempre rimandato. Alla fine, complice una visita guidata, finalmente sono riuscito a visitare Cittadella. È una cittadina facilmente raggiungibile sia in treno che in auto da qualsiasi luogo d’Italia, ma con un fascino particolare, un fascino medievale che rimane tutt’oggi intatto. E tale atmosfera continua a vivere negli anni, in quanto le rievocazioni del passato continuano a rimanere vive nel presente.

 

Nel caso stiate pensando a quali siano le motivazioni chi vi possono spingere a vedere Cittadella, ve ne posso fornire qualcuna.

1. Cinta muraria e camminamento di ronda.

Cittadella ha una forma ellittica, delimitata all’esterno da un fossato di acque sorgive e da una cinta muraria, una delle poche cinte murarie percorribili lungo tutto il perimetro e considerata una delle più belle di tutta Europa. La nostra visita inizia dalla Casa del Capitano, la casa del capitano delle guardie poste a difesa della città in passato. Affrescata con una tecnica di pittura particolare, quella del Rigadin, da qui si inizia a percorrere tutto il perimetro delle mura e si vede la città a quindici metri d’altezza. Il perimetro è lungo un chilometro e mezzo e ci si impiega circa un’ora e mezza a percorrlo tutto. Ad ogni punto cardinale corrisponde una torre che prende il nome dalla città verso cui si affaccia: a nord porta Bassano, a ovest porta Vicenza, a sud porta Padova, a est porta Treviso. Le porte non sono altro che gli accessi alla città. Le porte principali sono quelle a nord e a sud, e porta Bassano era anche la torre principale tra le quattro, in quanto fungeva da Mastio, un luogo sicuro e protetto, dove la popolazione si rifugiava in caso di assedio perchè sempre pieno di provviste.

Tra le quattro torri si trovano una serie di torre e torresini  per sorvegliare l’esterno della città. Dall’alto, oltre a vedere la città si può scorgere il Campo della Marta, oggi anfiteatro per le rappresentazioni estive, ma una volta sede di allenamento per le guardie – il nome deriva da Marte, Dio della guerra – . Oppure potete vedere una serie di ville ben tenute con giardini ben curati. Una particolarità: manca una parte di muro, sul lato sinistro di porta Bassano. È una breccia, dovuta ad un colpo di cannone. Le mura non erano pronte a sostenere i colpi delle armi da fuoco, in quanto sono state inventate dopo la costruzione delle mura. Ma non preoccupativi, un sistema di ponti e scale vi permetterà di percorrere comunque tutto il camminamento.

2. Una visita ai musei per conoscere la storia di Cittadella. 

Fondata nel 1220 dalla città di Padova per controllare i signorotti locali delle province di Treviso e Vicenza, dopo vari anni passerà sotto il dominino Veneziano per tornare successivamente sotto il comune di Padova dopo il periodo Napoleonica.

Al secondo piano di porta Bassano, c’è una rievocazione della tradizione medievale con costumi e armature dell’epoca e dei modellini della città per spiegarne la struttura e le modalità di difesa. La parte forse più interessante però si trova a sud, nella torre di Porta Padova.

La torre, conosciuta anche come Torre di Malta, ospita il museo dell’assedio del 1318, dove potete vedere i mezzi utilizzati per difendersi durante l’assedio dell’omonimo anno, come armature e armi. Al piano di sotto invece trovate il museo civico archeologico, con reperti e utensili ritrovati nella zona prima della fondazione della città. Interessante sapere che la torre di Malta, prima di diventare sede di due musei, era un luogo di tortura. Ezzelino da Romano, despota del XIII secolo, era solito torturare, appendere e far morire di stenti i propri nemici all’esterno della torre.

 

3. Una visita alle mura da un punto di vista alternativo.

Una volta percorso tutto il camminamento di Ronda, il mio suggerimento è quello di recarsi in uno dei punti del fossato e noleggiare una barchetta a motore per vedere le mura da un punto di vista alternativo. Il giro dura circa una quarantina di minuti, ma secondo me va fatto dopo la visita dall’alto. Se fate solo il giro dal fossato, la visita, a mio modesto parere, perde un po’ di significato.

4. Partecipare a uno degli eventi proposti in città.

Sono numerosi gli eventi proposti dallo IAT di Cittadella. Ogni 8 giugno si celebra l’anniversario del camminamento di ronda, completato nel 2013. Ogni anno, in questa data, il camminamento si può percorrere di notte ed è illuminato dalle candele. Deve essere una cosa molto suggestiva. I negozi restano aperti fino a tarda notte e le attività per bambini e adulti sono a sfondo medievale. Il 23 e 24 settembre si è svolta la rappresentazione medievale,  una rievocazione storica con uomini e donne vestiti coi costumi dell’epoca. E com se non bastasse: l’ultimo weekend di ottobre di ogni anno si svolge la fiera franca, un fiera dove si vende anche il bestiame e per concludere la giornata si incediano le mura e si può ammirare uno spettacolo pirotecnico; durante san Valentino si può salire sulla torre di Malta per ammirare la città dall’alto di notte; vi potete sposare ed effettuare un servizio fotografico sulle mura; prendere parte ad una delle tante visite guidate della città, ad uno dei laboratori per grandi, piccini o scolaresche; rifarvi il palato  con la tradizione culinaria veneta, assaggiando per esempio la polenta dolce o bervi un aperitivo tipicamente cittadellese: il mesoevo, rivisitazione del meso e meso nadini bassanese, dove ai 35 ml di Rabarbaro e 35 ml di Rosso Nardini, si aggiunge liquore strega, scorza di limone, selz e menta.

Come detto prima, Cittadella si raggiunge con auto o treno, ma per chi si recasse qui da Padova, lo IAT di Cittadella ha concordato delle tariffe particolari con taxi che da Padova vi portano e vi attendono fino alla fine del vostro tour sul camminamento si ronda. Le escursioni e le attività le trovate sempre sul sito dello IAT.

Se siete in dubbio, magari siete in zona o della zona, e volete passare una bella giornata in un modo alternativo e piacevole, Cittadella può essere una valida alternativa in ogni momento dell’anno.

Canada

Viaggio in Canada: tutto quello che vi serve sapere. Come fare, dove andare e consigli utili.

Ammetto che il Canada è sempre stato un mio sogno. Sognavo l’ovest, sono finito a est, sognavo i grandi parchi e la natura selvaggia e mi sono trovato tra città storiche e tecnologiche fino a una piccola Las Vegas. Eppure non mi ha deluso e ne siamo rimasti entusiasti. E’ stato un grande viaggio, organizzato da me medesimo, ma anche un po’ improvvisato. Il Canada non era la mia prima scelta, ma è stata solo una soluzione che ha anticipato di qualche anno un paese che vorrei aver visto più in là. Coerentemente alla mia capacità di scegliere la meta, ho scartato cento luoghi e scelto il centounesimo e ho cambiato l’itinerario quattro volte. Bravo vero?

Per quel che riguarda i documenti, vi serve solamente il passaporto, valido almeno sei mesi, e l’eTA. Come farlo e cosa sia questo benedetto eTA, sconosciuto a molte persone, vi rimando al post precedente.

L’itinerario

Il nostro itinerario è partito da nordest e si è chiuso verso sudovest, nella zona dei grandi laghi.

Ho prenotato il volo su Expedia – sito che sicuramente terrò a mente per i prossimi viaggi. Fare andata e ritorno da un unico aeroporto comportava perdite di giornate in lunghi trasferimenti, così su questo meraviglioso sito – scusate la slinguazzata – ho avuto modo di risparmiare e poter arrivare da una parte e ripartire da un’altra. Avessi prenotato con le compagnie di linea, solo andata e solo ritorno, mi sarebbe costato un botto. Volare su due aeroporti diversi, idem. Expedia mi ha permesso di volare a costi contenuti con due compagnie diverse su due aeroporti diversi.

CANADA

Siamo partiti da Venezia, scalo di quattro ore a Parigi e ripartenza per Montreal. Volo AirFrance. Bene il volo breve per Parigi, dove ci hanno dato anche da mangiare per il bambino di nemmeno due anni non pagante, male il volo da Parigi a Montreal, un Boeing 777 che mostrava un po’ i segni del tempo, intrattenimento in italiano pari a zero, quindi noia totale se non per qualche giochino, e zero cibo per il bambino non pagante. Perchè prima si?

Arrivo a Montreal e prima notte all’Holiday Inn Express Montreal di Dorval, un hotel poco fuori l’aeroporto prenotato su Booking.com . Ottimo tutto, dalla camera alla colazione, al personale. Il giorno dopo siamo partiti  in auto alla volta di Quebec City dove siamo rimasti tre giorni in un appartamento poco fuori la città vecchia. Uno di questi giorni lo abbiamo passato a fare Whale Watching a Baie St. Cathrine, davvero una bella esperienza. Siamo poi ripartiti di nuovo per Montreal, dove siamo rimasti tre giorni, sempre in appartamento, e un giorno lo abbiamo dedicato alle Thousend Island, parco naturale sul San Lorenzo a centottanta chilometri da Montreal. La tappa successiva è stata Toronto, ancora in appartamento. Ci siamo andati in treno. Bella città davvero, che abbiamo visitato a fondo e da cui non ci siamo mossi – volevo andare alla Bruce Peninsula ma mi hanno persuaso a rinunciare. Ultima notte alle cascate del Niagara dove abbiamo alloggiato in Hotel, e qui il giudizio è altamente negativo, perciò non farò il nome dell’hotel. Stanza prenotata direttamente con la struttura stessa. Per gli appartamenti mi sono arrangiato su Airbnb, come faccio di solito – quanto ti amo. Alloggi tutti belli, economici, con molti comfort e tutto quello di cui avevamo bisogno.

CANADA

Siamo rientrati in aereo da Toronto con Alitalia, e qui devo dire giudizio altamente positivo, oltre le aspettative per servizio, qualità, tipo di aereo, intrattenimento e gentilezza del personale. Aereo Airbus 330 nuovo di zecca. Scalo a Roma di un’ora e mezza e arrio per Venezia.

THOUSEND ISLAND

Escursioni, auto, treni, bus.

Per quel che riguarda la crociera sul San Lorenzo a Baie St. Cathrine, ho prenotato tutto online su Crosieres AML, sito che trovate in inglese o francese. Le crociere partono da molte località che si affacciano sul fiume. Un’escursione del genere porta via una giornata intera, e avete l’opportunità di scegliere tra la barca e lo Zodiac, un gommone a motore. L’altra escursione è stata alle Thousend Island, ma qui la crociera l’ho pagata direttamente a Brockville, affidandomi un po’ al caso e alla dea bendata. Non sapevo se c’era posto e soprattutto se c’era una crociera nel pomeriggio.

CANADA

Per le auto mi sono rivolto a due compagnie diverse: con Alamo ho noleggiato per tre giorni un SUV da Montreal a Quebec City e viceversa, mentre con Avis ho noleggiato per una giornata un’auto per recarmi fino alle isole. Entrambe le compagnie non hanno deluso. L’ Alamo mi ha dato l’auto con un’ora di anticipo rispetto all’orario stabilito, all’Avis mi hanno upgradato l’auto per mancanza di disponibilità, quindi altro SUV, e non ho pagato nè il seggiolone per neonati nè il GPS in quanto l’auto non era stata ancora pulita – aveva solo due briciole di pane. Pensare che dopo Malta non mi volevo più rivolgere all’Avis . Invece ho capito che la colpa non era della compagnia ma della signorina che ci lavorava dentro. Se con Alamo avevo prenotato tutto online dall’Italia, con Avis ho fatto tutto al momento, con una gentilissima signora che al banco parlava pure italiano.

CANADA

Da Montreal a Toronto siamo andati in treno con ViaRail. Ho capito che Trenialia e la sua alta velocità non la batte nessuno. Il tragitto è durato cinque ore e mezza di scossoni e un bel po’ di noia. Biglietti prenotati con largo anticipo dall’Italia sul sito di ViaRail a un prezzo ridicolo.

CANADA

Infine, ultimo mezzo di trasporto: l’autobus, che ci ha condotto da Toronto a Niagara e da Niagara all’aeroporto Pearson Internationl di Toronto. Il giorno prima ho cercato l’ufficio della Greyhound, – compagnia che collega il Canada fino agli USA – , e ho acquistato i biglietti per le due destinazioni sopracitate alla stazione degli autobus. Comodo, rapido ed economico. Non puntalissimo ma se vi muovete con largo anticipo rispetto ai voli o ai vostri impegni, non è un problema. Anche qui mi sono affidato un po’ alla fortuna, perchè gli autobus del giorno stesso non avevano posto, mentre quelli dei giorni a me interessati per fortuna avevano ancora qualche buco.

Cibo.

Ho mangiato moltissimi panini, tra i quali alcuni di Subway e alcuni in ristoranti, e li ho trovati molto buoni, specie quello col salmone. Abbiamo assaggiato la Poutine, il piatto tipico del Quebec, una bomba calorica fatta con patatine fritte, salsa per poutine e formaggio fuso. Sinceramente, non l’ho trovata un granchè. Mi sono permesso pure di mangiare una pizza in un ristorante italiano di Little Italy a Montreal, ma solo perchè erano quasi le tre del pomeriggio, eravamo affamati e ci siamo catapultati dentro al primo ristorante disponibile. Pizza molto migliore rispetto a molte altre che ho mangiato in Italia. L’acqua è sempre gratis, non si paga, ma è acqua del rubinetto filtrata e non esiste il coperto.

Canada

Wifi e gentilezze canadesi.

Posso dire tranquillamente che il Canada è il paese più gentile in cui io sia mai stato. La wifi è presente praticamente ovunque: in metro, sui treni, autobus, per le vie delle città e tutte con accesso libero. Non serve nemmeno inserire una mail, basta accettare le condizioni e si è connessi con la rete. In altre città l’inserimento della mail personale era il minimo richiesto per connettersi col web dalle reti pubbliche.

CANADA

La metro non è così diffusa: in città come Montreal e Toronto ci si aspettano una decina di linee, invece si arriva a malapena a quattro. A Toronto si gira o in autobus o in streetcar, che non è altro che un tram.

E infine i canadesi sono gentilissimi: ho ricevuto aiuto con le valige da persone che ci vedevano in difficoltà nel salire le scale, gente alzarsi dai loro posti e farci accomodare in metro perchè viaggiavamo con due bambini, business man che ci vedevano spaesati e ci chiedevano “Do you need help?” quando non sapevamo dove andare, persone che ci aprivano le porte, ci lasciavano passare, si facevano da parte quando arrivavo coi figli. Sarò sincero, non ho mai chiesto nulla di tutto ciò, e ho sempre cercato di non approfittare della loro gentilezza, ma erano gesti sinceri, venuti dal cuore, a cui mi sarebbe sembrato scortese rifiutare – anche se a volte l’ho fatto e cercavo di arrangiarmi o rimanevo in piedi quando ricevevo tali offerte.TORONTO

Cosa importantissima: per quel che riguarda i pagamenti, i contanti sono sempre ben e largamente accettati. Sono accettate le maggiori carte di credito, VISA, AMEX, MCARD, e le carte di debito, ma attenzione: se girate col Bancomat – ricordatevi di abilitarlo per l’estero – e volete pagare con quello, molto spesso per i pagamenti esteri Bancomat si appoggia a Maestro. Ebbene, la maggior parte degli esercizi canadesi, e intendo qualsiasi tipo di esercizio, non accetta Maestro. Potete però prelevare da quasi tutti gli sportelli ATM che trovate nelle banche o nei ristoranti stessi. Vi consiglio comunque di ampliare il fondo della vostra carta di credito o munirvi di più contanti quando partite dall’Italia. Il giorno dopo il vostro arrivo provate comunque a fare un prelievo allo sportello, giusto per sapere se avrete maggiore liquidità oppure no, vi può tornare utile per gestire la spesa durante il viaggio.

Dollari Canadesi

I prezzi esposti non sono comprensivi delle tasse, quindi ogni volta aggiungete mentalmente un 15% di tasse statali.

Mance.

In Quebec a Quebec City, la mancia viene messa a fine conto. Corrisponde circa al 7-10% e viene richiesta. A Montreal sale tra il 10-15%, viene richiesta ma non l’ho mai trovata a fine conto. A Toronto: non ho trovato una regola ma normalmente è tra il 10-20%, non viene nè messa a fine conto nè è richiesta, ma è gradita. Se pagate cash, dite quanto lasciate, possono dare per scontato che sia tutto ok e tenersi la percentuale più alta. Però ci sono stati casi in cui non ho detto nulla e si son tenuti quanto spettava senza l’aggiunta di mancia. Se pagate con carta, dopo l’importo pagato, appare la voce Tip, dove potete scegliere o una percentuale o un importo da lasciare. Non so se potete saltare questa voce perchè almeno 5 dollari li lasciavo sempre. Non lasciare la mancia è sinonimo di servizio non all’altezza.

E’ stato un paese insomma che ha lasciato il segno. Farò uno strappo alla mia regola e tornerò, ma per vedere l’ovest. Intanto preparatevi, forse vi farò penare per un post in più, non sul Canada, poi inizierò a raccontarvi com’è andata. Stay Tuned!

 

 

Canada

Come fare per andare in Canada e USA. I documenti necessari.

Di solito preferisco pubblicare post “catturando immagini del mondo” per consegnarle poi a voi, amici lettori. Questo post invece esula dal senso del blog e sarà un’utile indicazione per chi volesse recarsi per la prima volta in USA o Canada.

La ragione per cui scrivo questo post, che potrà sembrare palloso ma sarà anche molto utile, è una sola: rispondere alla domanda che molti mi hanno rivolto: “quanto tempo ci vuole per fare il visto Statunitense/Canadese?”. Bene partiamo da questa considerazione: per gli USA e il Canada non vi serve un visto, se andate a scopo turistico o per lavoro, purchè la vostra permanenza sia per un periodo di tempo limitato.

Canada

ESTA ed eTA, simili ma non uguali.

Premesso che si può entrare solo con un passaporto valido e con sei mesi di validità residua, le amministrazioni di entrambi i paesi hanno deciso di semplificare le procedure d’ingresso per i paesi considerati “amici”, dando la possibilità ai viaggiatori di saltare le noiose quanto odiose procedure per il classico Visto. ESTA ed eTA non sono altro che l’alternativa al Visto. L’ESTA è esclusivo per gli USA, l’eTA per il Canada, e l’uno non sostituisce l’altro – non potete fare l’ESTA o l’eTA per entrambi i paesi – dovete fare per forza o l’uno o l’altro e che siano corrispondenti per il Paese scelto. La trovo una cosa molto valida, in quanto velocizza e snellisce di molto le procedure. Vi lascio immaginare quanto tempo perderebbero le persone, se dovessero andare nelle varie ambasciate mentre sono in viaggio come noi, e decidessero d’improvviso di andare dall’altra parte. Oppure se un business man il venerdì scopre che deve essere in Canada il lunedì successivo e dovesse richiedere un visto. Praticamente impossibile.

Le tempistiche sono, a mio modo di vedere, la vera chicca di tutto ciò. Se per un visto si tratta di circa tre mesi in media, per eTA e ESTA si tratta, nel peggiore dei casi, di qualche giorno.

Si fanno entrambi online. Per il Canada andate qui, il Sito dell’Electronic Travel Authorization, mentre per gli USA andate qui, il sito dell’Electronic System for Travel Authorization.

Tempistiche, modi, costi, vantaggi e svantaggi.

Partiamo dall’eTA. Si fa online, il costo è di 7 dollari Canadesi – 5 euro circa – e se tutto va bene, nel giro di cinque minuti riceverete una mail di conferma con un numero dall’immigrazione canadese e l’autorizzazione a viaggiare. Il massimo di attesa è, nel peggiore dei casi, tre giorni. Se vi rifiutano, allora si richiede il Visto. Il vantaggio è che non dovete stampare nulla in quanto collegato direttamente col vostro passaporto – io me la sono comunque stampata per sicurezza una copia – , lo svantaggio è che dovete inserire i dati correttamente e il controllo va fatto a mano a mano che inserite, senza possibilità di un ricontrollo finale. Mi spiego meglio: una volta dato l’OK, i dati inseriti sono quelli e non avete una preschermata dove vi chiedono se i dati sono corretti. Se sono sbagliati, cavoli vostri. Perche dico questo? Ve lo dirò alla fine. La durata è di cinque anni, ma con l’eTA si può permanere in Canada solo per 180 giorni consecutivi. Oltre questi giorni serve il Visto. Tempo di compilazione circa 10-15 minuti con un controllo dei dati.

Per l’ESTA. Fa parte del programma statutinese Visa Waiver Program. Anche questo si fa online. Il costo è di 14 dollari Americani – 11,50 euro circa – e se tutto va bene, in circa mezzoretta avete la vostra conferma. Massima attesa, tre giorni. Qui avete lo svantaggio di dover portare con voi una copia cartacea dell’ESTA, pena la non ammissione, ma avete la possibilità di dover fare un ricontrollo dei dati sulla schermata precedente al pagamento. Inoltre avete anche la possibilità di salvare le parti compilate, e riprendere successivamente la compilazione. Questo perchè le domande sono molte e specifiche, tipo se hai commesso reati di qualsiasi tipo, malattie o se sei stato in paesi come Siria ecc. Inoltre vi vengono i richiesti contatti di emergenza mentre siete negli USA e i contatti di emergenza, con tanto di nome e cognome, di una persona che si trova nel suolo di casa. Ultima novità, questa facoltativa, è quella di indicare i vostri profili social. Durata di due anni, permanenza massima continuativa: 90 giorni consecutivi. Oltre questo limite serve il Visto. Tempistiche: circa una 20-25 minuti.

Per entrambi non serve essere in possesso di un biglietto aereo ma potete farli anche senza sapere le vostre date di permanenza. Per gli USA però vi ricordo che dovete inserire un indirizzo dove vi possono trovare. L’indirizzo è quello di permanenza della prima notte. E se non avete ancora prenotato? Beh mettete l’aeroporto di arrivo oppure effettuate una prenotazione in un hotel in modo da avere una destinazione almeno virtuale, poi i cambi di programma sono sempre ammessi. Inoltre solo per l’ESTA vi viene richiesto se lavorate o no. I dollari pagati non sono in nessun caso rimborsabili. ESTA ed eTA servono anche se siete solo in transito per uno di questi paesi, pena il respingimento verso il paese di provenienza.

Per il Canada, sono sbarcato a Montreal e il controllo alla dogana è durato forse cinque minuti, mi hanno solo fatto qualche domanda sul nostro itinerario e mi hanno dato il benvenuto. A Miami invece ho perso venti minuti per fare una foto, schedarmi e rifornire i miei dati, poi alla dogana mi hanno tempestato di domande su me, la mia famiglia, lavoro e quanti soldi avessi a disposizione. So però che a New York sono più rapidi.

Viaggiatori

Infine, per rispondere alla domanda sul perchè vi dicevo del ricontrollo. Credo lo abbiate già intuito, ma vi devo fare una confessione: avevo sbagliato il mio eTA. La compilazione automatica di Google Chrome mi ha fatto mettere come città di nascita la mia città di residenza. Una volta dato l’OK, mentre compilavo il secondo eTA, mi sono reso conto dello “scherzetto”. Quindi per sicurezza ho rifatto il mio eTA, ma sono certo che il primo fosse sbagliato. Se si rifà, il secondo sostituisce il precedente. Nel sito, dice proprio che “le informazioni devono corrispondere a quelle sul passaporto e se sullo stesso viene riportata la città di nascita, essa deve essere indicata”. Praticamente ho rischiato di essere respinto alla frontiera. Meno male che me ne sono accorto. Ammetto che più si avvicinava la data di partenza, più cresceva l’ansia. Sapevo che ero a posto, ma avere due eTA, anche uno in sostituzione dell’altro, non mi rendeva tranquillo. Mentre il poliziotto guardava il mio passaporto e il suo PC per confrontare i dati, io trattenevo il fiato. Quel “Welcome to Canada!” è stata una liberazione.

Spero tutto questo vi sia stato utile. Prossimamente vi racconterò com’è andata. Se volete un anticipo, guardate i miei social – in particolare la mia pagina Facebook, e magari mettetemi anche un like (che non mi dispiace, così ve lo ricambio) – giusto per sapere di cosa vi parlerò. Stay tuned!

Lanzarote

Il Parco del Timanfaya a Lanzarote

Nella settimana in cui siamo recati a Lanzarote, oltre alle classiche ore di spiaggia che mi sono dovuto fare, c’è stato un luogo che abbiamo visitato e che se vi recate qui, non potete evitare: è il Parque Nacional de Timanfaya.

E’ un parco in cui troverete pochissimi alberi, anzi se la memoria non m’inganna troverete solo qualche arbusto. Il resto è un paesaggio brullo, secco e desolato. Sembra quasi di essere su Marte, col vantaggio di non aver fatto un volo di qualche milione di chilometri. Ma andiamo con ordine.

Decidiamo di andare a vedere il Timanfaya in una mattina in cui il tempo non permette la tintarella. Vedere il parco del Timanfaya significa capire come sia sorta l’isola di Lanzarote e anche tutto il complesso delle isole Canarie:  una serie di eruzioni nel passato ha fatto si che le sette isole sorgessero dall’Atlantico. Ad oggi, il Timanfaya non da cenni di risveglio ma la sua attività sotterranea è ancora presente.

Alla reception del nostro resort un banchetto di escursioni ci propone un pacchetto a 24€ a persona. Bambina di un anno, prezzo simbolico di 2€. Al banco della reception dell’hotel invece, 24€ totali. Mica siamo scemi.

Un autobus ci porta fino all’ingresso del parco, indicato da un’insegna sostenuta sopra la testa da un diavoletto, nonchè mascotte del Timanfaya: lui è “El Diablo”.

Lanzarote

Passata la prima parte del tragitto, l’autobus ci porta in cima ad una collina dove si trova un ristorante. La collina è molto ventosa e sul piazzale fronte ristorante, ci sono degli addetti che vi faranno constatare l’attività del Vulcano. La prima prova sta nel dover tenere in mano dei sassolini raccolti con una pala sotto la superficie. Se riuscite a resistere agli oltre cento gradi di temperatura, beh passerete la vostra serata a scoppiarvi le bolle delle mani. La seconda prova consiste nel gettare dell’acqua nei buchi appositi formatisi sul terreno. Dapprima si getta un po’ di acqua nel buco per “stimolarlo”, poi si vuota il secchio intero e ci si allontana in tutta fretta. L’acqua verrà espulsa sotto forma di vapore come un geyser islandese. Ultima prova: l’autocombustione. Dei fogli di carta o degli arbusti secchi vengono messi all’interno di un grosso buco scavato nel terreno. A contatto con le pareti, dopo qualche attimo, carte e arbusti si incendieranno.

Terminate le tre prove, è giunto il momento di risalire in autobus per l’ultima parte del viaggio attraverso questo meraviglioso parco. Il percorso che si snoda tra le colline di lava solidificata, può sembrare noioso alla descrizione, ma vi assicuro che visto dal vivo non è così. Il paesaggio richiama in certi punti la luna, per i suoi crateri, ma anche Marte per il colore rosso della sua terra. Ci sono punti in cui la strada è stata proprio scavata dentro le colate laviche e si vedono perfino la lava solidificata che sembra ancora colare.

Girare attraverso queste strade non è affatto semplice, specie con un autobus di una decina di metri. Infatti gli autisti sono dei veri e propri esperti, l’illusione di andarsi a schiantare è praticamente sempre presente, favorita dalla velocità non proprio bassa dei conducenti.

Quando arriviamo in cima ad una collina si vede quello che viene chiamato Il Mantello della Vergine, la bocca principale del vulcano. A me sembra più un mantello Nazgul del Signore degli Anelli, specie per quello che ci uscirebbe in caso di improvvisa incazzatura da parte del sottosuolo.

Lanzarote

Il Parco si può girare in autobus oppure in groppa ad un cammello, ma qui purtroppo non vi posso aiutare in merito a costi e tempistiche.

Sebbene il vulcano non erutti da decenni e l’attività nel sottosuolo sia presente, l’isola è costantemente sotto la minaccia potenziale di un’eruzione. Ma per gli abitanti i rischi sono praticamente minimi: tutto viene monitorato costantemente e in caso di pericolo, l’isola sarebbe evacuata il prima possibile a partire proprio dalla zona sud. Le ultime eruzioni risalgono al 1730, quando la popolazione fu sorpresa di sera, e un’altra ci fu cento anni dopo, che fu meno significativa ma per questo non meno importante.

Lanzarote

Non fatevi ingannare dalle mie foto, all’epoca scattate sempre con la famosa compatta del post precedente. Queste foto non rendono, il parco merita di essere visto. Se capitate a Lanzarote, fateci una capatina 😉