Nella settimana in cui siamo recati a Lanzarote, oltre alle classiche ore di spiaggia che mi sono dovuto fare, c’è stato un luogo che abbiamo visitato e che se vi recate qui, non potete evitare: è il Parque Nacional de Timanfaya.
E’ un parco in cui troverete pochissimi alberi, anzi se la memoria non m’inganna troverete solo qualche arbusto. Il resto è un paesaggio brullo, secco e desolato. Sembra quasi di essere su Marte, col vantaggio di non aver fatto un volo di qualche milione di chilometri. Ma andiamo con ordine.
Decidiamo di andare a vedere il Timanfaya in una mattina in cui il tempo non permette la tintarella. Vedere il parco del Timanfaya significa capire come sia sorta l’isola di Lanzarote e anche tutto il complesso delle isole Canarie: una serie di eruzioni nel passato ha fatto si che le sette isole sorgessero dall’Atlantico. Ad oggi, il Timanfaya non da cenni di risveglio ma la sua attività sotterranea è ancora presente.
Alla reception del nostro resort un banchetto di escursioni ci propone un pacchetto a 24€ a persona. Bambina di un anno, prezzo simbolico di 2€. Al banco della reception dell’hotel invece, 24€ totali. Mica siamo scemi.
Un autobus ci porta fino all’ingresso del parco, indicato da un’insegna sostenuta sopra la testa da un diavoletto, nonchè mascotte del Timanfaya: lui è “El Diablo”.
Passata la prima parte del tragitto, l’autobus ci porta in cima ad una collina dove si trova un ristorante. La collina è molto ventosa e sul piazzale fronte ristorante, ci sono degli addetti che vi faranno constatare l’attività del Vulcano. La prima prova sta nel dover tenere in mano dei sassolini raccolti con una pala sotto la superficie. Se riuscite a resistere agli oltre cento gradi di temperatura, beh passerete la vostra serata a scoppiarvi le bolle delle mani. La seconda prova consiste nel gettare dell’acqua nei buchi appositi formatisi sul terreno. Dapprima si getta un po’ di acqua nel buco per “stimolarlo”, poi si vuota il secchio intero e ci si allontana in tutta fretta. L’acqua verrà espulsa sotto forma di vapore come un geyser islandese. Ultima prova: l’autocombustione. Dei fogli di carta o degli arbusti secchi vengono messi all’interno di un grosso buco scavato nel terreno. A contatto con le pareti, dopo qualche attimo, carte e arbusti si incendieranno.
Terminate le tre prove, è giunto il momento di risalire in autobus per l’ultima parte del viaggio attraverso questo meraviglioso parco. Il percorso che si snoda tra le colline di lava solidificata, può sembrare noioso alla descrizione, ma vi assicuro che visto dal vivo non è così. Il paesaggio richiama in certi punti la luna, per i suoi crateri, ma anche Marte per il colore rosso della sua terra. Ci sono punti in cui la strada è stata proprio scavata dentro le colate laviche e si vedono perfino la lava solidificata che sembra ancora colare.
Girare attraverso queste strade non è affatto semplice, specie con un autobus di una decina di metri. Infatti gli autisti sono dei veri e propri esperti, l’illusione di andarsi a schiantare è praticamente sempre presente, favorita dalla velocità non proprio bassa dei conducenti.
Quando arriviamo in cima ad una collina si vede quello che viene chiamato Il Mantello della Vergine, la bocca principale del vulcano. A me sembra più un mantello Nazgul del Signore degli Anelli, specie per quello che ci uscirebbe in caso di improvvisa incazzatura da parte del sottosuolo.
Il Parco si può girare in autobus oppure in groppa ad un cammello, ma qui purtroppo non vi posso aiutare in merito a costi e tempistiche.
Sebbene il vulcano non erutti da decenni e l’attività nel sottosuolo sia presente, l’isola è costantemente sotto la minaccia potenziale di un’eruzione. Ma per gli abitanti i rischi sono praticamente minimi: tutto viene monitorato costantemente e in caso di pericolo, l’isola sarebbe evacuata il prima possibile a partire proprio dalla zona sud. Le ultime eruzioni risalgono al 1730, quando la popolazione fu sorpresa di sera, e un’altra ci fu cento anni dopo, che fu meno significativa ma per questo non meno importante.
Non fatevi ingannare dalle mie foto, all’epoca scattate sempre con la famosa compatta del post precedente. Queste foto non rendono, il parco merita di essere visto. Se capitate a Lanzarote, fateci una capatina 😉