Viaggiare, per noi viaggiatori, è la cosa più bella del mondo. E’ come per l’appassionato di musica, dove la cosa più bella può essere vedere i propri idoli dal vivo o per il tifoso di calcio, quando va allo stadio a vedere la propria squadra del cuore. Eppure come il musicista incappa nella sua serata no e stecca o la tua squadra gioca da cani e perde in casa malamente con l’ultima in classifica, così non tutti i viaggi sono memorabili, belli e indimenticabili – del resto non tutte le ciambelle escono col buco – . Anzi, direi che alcuni viaggi restano memorabili e indimenticabili proprio per il motivo opposto. E’ bello parlare di viaggi belli e disavventure, ma di viaggi non riusciti ne ho sentito parlare poco e ho deciso di affrontare un argomento perchè a me è capitato.
Personalmente credo che un viaggio possa essere brutto non per colpa di un evento o di un fatto, qui entriamo nel campo delle disavventure, anche se il confine può essere molto sottile. Ci possono essere sì dei fattori che contribuiscono alla malriuscita di un viaggio, tipo un pranzo che ha portato a conseguenze spiacevoli, un letto scomodo che non vi ha fatto riposare o dei compagni di viaggio dove a metà viaggio vi siete detti “Ma chi me l’ha fatto fare!? Era meglio viaggiare da soli!”. Forse ricorderete le mia disavventura in partenza per Miami o la cantonata che ho preso a Sharm. Questi fatti non hanno inciso sulla bellezza di questi miei viaggi. Quello a cui faccio riferimento è proprio il viaggio in sè, che doveva essere una cosa e si è rivelata un’altra, un viaggio che avete atteso per molto tempo, che immaginavate in un modo e alla fine non si è rivelato ciò che vi aspettavate, ad esempio una spiaggia che vi avevano raccontato come paradisiaca si è rivelata un inferno, o la città più tranquilla del mondo che si è rivelata un caos totale.
Alla fine di tutto questa pappardella, arriviamo al dunque e mi pongo la fatidica domanda: c’è stato un viaggio che mi ha deluso? Assolutamente si.
Il viaggio che più mi ha deluso è stato quello a Vienna. Specifico che Vienna non è affatto una città brutta ma anzi, credo che col senno di poi posso definirla una città molto bella, forse una delle più belle d’Europa. E allora come mai è stato un viaggio deludente?
Parliamo di sei anni fa, 2012. Lavoravo a Firenze, e in quei pochi ritagli di tempo che avevo, programmavo il viaggio, studiavo cosa vedere, dove andare, le attrazioni principali. Quattro giorni a fine novembre che mi sarebbero serviti a ricaricare le batterie durante due settimane di vacanza. Nel frattempo chiedo a parenti ed amici come sia Vienna. Tutti mi dicono che è una città magnifica. La risposta inizia sempre con “Ah, Vienna!”. Le opinioni hanno punte che vanno dall’entusiasmo alla gioia – qualcuno addirittura sta quasi per raggiungere un orgasmo – . Sembrava quasi di vedere degli innamorati parlare del proprio amato o della propria amata. Tutti ne sono euforici e mi invidiano per quello che vedrò. Alla fine anche per noi arriva il giorno della partenza e io mi sono già costruito Vienna nella mia mente, con tutti quei palazzoni, una città piena di vita, le luci di Natale colorate di sera e un sole splendente di giorno. Tutti gli ingredienti sono al posto giusto per quello che sarà un viaggio memorabile con una bella compagnia.
Partiamo in nove, suddivisi in due auto. Il viaggio dovrebbe essere di sei ore, ce ne metteremo nove e facciamo fatica anche a trovare l’hotel una volta arrivati. Traffico e buio non mi aiutano alla guida. Ci fermiamo quattro giorni a Vienna, e il primo giorno mi sveglio con il mal di testa – ne soffro da sempre ma se mi alzo al mattino e non ho qualche rimedio che me lo faccia passare mi si rovina la giornata. Il tempo è grigio e lo resterà per quasi tutto il nostro soggiorno. L’itinerario che io avevo costruito e non avevo svelato a nessuno, va a farsi benedire, specialmente perchè avevo escluso Sissi a priori. Patirò tantissimo freddo ma soprattutto la cosa che più mi irrita è che mi devo subire la visita completa di Schonnbrunn e un pippone colossale sulla principessa Sissi e sulla sua vita di palazzo. Sto quasi per vomitare tra Sissi e il mal di testa. Nei giorni successivi visiteremo le vie di Vienna, la sede dell’ONU, la zona del Prater e della ruota panoramica e tutto ciò che ha che fare con gli Asburgo.
Probabilmente mi aspettavo una città molto più maestosa, più viva, dove ci fosse un po’ di sole, con palazzoni regali e un’architettura che ti lasciasse a bocca aperta. Magari ci sarà stata, magari molte cose che io non ho visto voi le stavate ammirando quando camminavate per le vie della capitale austriaca e ora vi starete chiedendo “Ma che cazzo hai guardato mentre eri a Vienna?”. Purtroppo credo sia stata una serie di fattori che messi assieme non hanno raggiunto le mie aspettative. Perchè, a distanza di anni, ho capito che proprio di questo si è trattato: aspettative. Il mio castello di carta fatto di colori, gente, sole e attrazioni, si è accartocciato su se stesso nel giro di una giornata, complice una partenza col piede sbagliato.
Di Vienna ricordo bene la cattedrale di Santo Stefano, ma anche tanto grigio e tanto freddo. Purtroppo mi ha lasciato l’amaro in bocca. Nonostante la compagnia, le risate e le cose che ho visto, Vienna per me è stato il viaggio più deludente della mia vita. Credo vi stiate chiedendo cosa volessi. Sinceramente, non credo di saperlo manco io a questo punto. Credo solo che le mie aspettative fossero state talmente alte che nemmeno in una giornata fantastica sarei stato contento a Vienna e la stessa città non le avrebbe mai raggiunte. Forse ho ascoltato troppo il parere degli altri, forse mi ero creato talmente tante aspettative e ascoltato talmente tanti pareri che alla fine il palco non ha retto e il castello è crollato. Il viaggio è stato memorabile, ma per il verso opposto. Capita, ma nulla di grave.
Da qui ho imparato due cose: la prima è non fidarsi più dell’opinione degli altri in merito ai viaggi. Ascoltare si l’opinione altrui ma prenderla con le pinze. Quello che può piacere agli altri, può non piacere a me e quello che piace a me può non piacere agli altri. E quindi non farsi film nella testa. Disequazione semplice ma efficace.
La seconda è che un itinerario va pianificato, ma non alla lettera e soprattutto, va concordato, non tenuto di nascosto per far fare agli altri quello che vuoi tu. Ad oggi, mi trovo anche a non pianificare più gli itinerari, ma magari stabilisco i punti di interesse e poi la sera o qualche giorno prima decido cosa vedere.
Purtroppo per me Vienna è stata questa. Magari un giorno a Vienna tornerò e vedendola con occhi diversi, scriverò un post su cosa vedere. Ma purtroppo è andata così e ne ho fatto tesoro.
Viaggiare però è per lo più gioia. E se Vienna è stata la delusione, il Canada in particolare è stata la sorpresa – non a caso, se si parla di Canada, sono io a rischiare l’orgasmo. Alcuni luoghi – Toronto in particolare – che mi erano stati descritti come grigi, brutti e caotici, li ho trovati di una bellezza disarmante, e Quebec city, la città più storica del Nord America, così fuori dagli itinerari turistici e a volte irraggiungibile per la rigidità dell’inverno Canadese, mi è rimasta nel cuore ed è un luogo che visiterei mille e mille altre volte.
Di questo ve ne ho già parlato e se non avete letto i miei post sul Canada allora vi invito a farlo su questo blog nella sezione Viaggi. Nel frattempo chiedo a te, che sei arrivato alla fine di questo post: hai un viaggio che ti ha deluso o che non è stato all’altezza? Oppure tutte le ciambelle ti sono uscite col buco finora? 😉
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