La città delle arti e della scienza è una delle attrazioni principali di Valencia. Un’attrazione talmente vistosa e visibile che mentre atterrate la noterete distintamente alla vostra destra.
E’ una tappa obbligatoria e allo stesso tempo una delle principali per chi si reca in questa città, piccola ma dal fascino particolare. Si può dire che sia una città nella città.
Un po’ di storia.
La Ciudad de las artes y de las ciencias fu progettata da Santiago Calatrava nel 1996 in collaborazione dall’architetto Candela. Come tutti i progetti di Calatrava, le sue opere sono oggetto di forti critiche – per restare a casa nostra fu criticato anche il ponte della Costituzione a Venezia, l’ultimo costruito nella città lagunare, per ragione di progettazione e di costi. La città della scienza non ne fu esente: finanziata dalla comunità Valenciana e costruita coi soldi dei contribuenti, il costo iniziale si dice sia triplicato rispetto al budget previsto. Inoltre in molti hanno ritenuto l’opera inutile e dispendiosa per una città come Valencia. Non starò qui a tediarvi con opinioni personali, dico solo che il progetto ha portato posti di lavoro e turismo, una voce non insignificante alla voce bilancio del comune.
Si tratta di un complesso di sette strutture, adibite a diversi scopi:
L’agorà.
Una piazza coperta dove si svolgono vari eventi sportivi.
Il Ponte dell’assut dell’Or.
Il ponte ha un pilone di 125 metri d’altezza, rendendolo il punto più alto della città. Fa molta scena.
L’Umbracle.
Un edificio adibito a parcheggio dove in cima si trova una bellissima passeggiata tra le palme e piante di diverse specie.
Il Museo della scienza.
Un museo interattivo dedicato alla scienza.
L’emispheric.
A forma di occhio umano, è un cinema interattivo per vivere le sensazioni di un planetario.
Il Palazzo delle arti.
Sede di concerti e opere, assomiglia ad un gigantesco elmo ed è l’edificio più imponente.
Il Parco Oceanografico
Un parco dove trovate molte specie marine provenienti dai sette mari.
Come raggiungere la città della scienza.
Purtroppo non è possibile raggiungerla direttamente con la Metro, e questa la considero una grossa pecca. Le due fermate più vicine sono Alameda o Marítim – Serrería. Se scendete a Marítim dovrete camminare per almeno quindici minuti. Se scendete a Alameda, il percorso è di quasi mezzora, ma è più bello perchè passerete tra i giardini del Turia. Come alternativa, c’è l’autobus, comodo perchè vi fa scendere in fronte al parco Oceanografico, ma è un po’ più complicato in quanto soggetto ad orari più diluiti e a coincidenze.
Cosa vedere.
Visitare la città della scienza può significare passarci da un minimo di tre ore a tutta la giornata, a seconda di cosa vogliate vedere. Noi ci siamo dedicati solo al parco Oceanografico. L’idea era quella di vedere anche il Museo della scienza ma in questi casi comandano i più piccoli, anzi la più piccola, e posticipare la visita al parco sottomarino per vedere il Museo della scienza non le è andato giù, così abbiamo optato solo per l’Oceanografico. Il costo del biglietto con lo sconto del 15% della Valencia card – vi allego il link per scoprirne i vantaggi – per due adulti e due bambini, di cui uno non pagante, è stato di 72€. Aggiungendo 3€ a persona, potete combinare il pacchetto Parco Oceanografico e Museo della scienza o Emispheric.
In molti possono pensare che il parco sia un insieme di vasche utilizzate per conservare i pesci e tenerli in bella mostra ai bambini e ai turisti. Il parco invece è dotato di un laboratorio biologico e di tutte le strutture necessarie per lo studio delle specie marine e la loro salvaguardia. Raccogliendo le specie provenienti dai sette mari, i biologi sono altamente specializzati ed effettuano ricerche, studi, cure e presa in carico di animali marini con lo scopo di salvaguardarli, aiutare le ricerca e rimessa in libertà degli animali arrivati qui in difficoltà.
Dal punto di ingresso suggeriscono di seguire il percorso numerato sulla mappa e visitare il parco secondo un ordine prestabilito, ma quando ci viene detto che il primo spettacolo dei delfini è alle 10.45 – il secondo e ultimo è alle 16.45 – , cambiamo idea e ci rechiamo subito al Delfinario.
L’acqua del delfinario proviene direttamente dal mare, viene filtrata, pulita e rimessa in circolo per i delfini. Questi sono sotto costante monitoraggio di veterinari e biologi, sia per il loro stato di salute, sia per quel che riguarda il loro studio. Il delfino è un mammifero molto intelligente e viene studiato per la sua capacità di geolocalizzazione: lanciando degli impulsi dal melone, un organo situato sulla fronte, il delfino è in grado di ricostruire l’ambiente circostante e capire dove si trovi. Immergendo dei microfoni in acqua, viene fatto sentire come i delfini lancino gli impulsi e al comando dell’istruttore recuperino una palla per riportarla indietro. Oppure, sempre dopo un ordine, il delfino salta fuori acqua compiendo delle incredibili evoluzioni. Oltre che ad essere uno spettacolo acrobatico, è anche molto istruttivo per vedere come i delfini non siano sono abili nuotatori, ma anche in grado di stabilire una strettissima relazione col proprio istruttore.
Oltre al delfinario, vi sono altre aree. Quella del Mar Rosso, purtroppo è visitabile solo a orari prestabiliti. La zona dell’antartico, bellissima, permette di scoprire i pinguini: questi simpaticissimi animali se ne stanno là in piedi ad osservarsi in giro, sembrano delle minuscole statuine. Situato sul polo opposto della terra, ma a pochi metri dentro il parco, c’è la zona dell’artico, dove si possono trovare dei giganteschi trichechi e i beluga, tra i quali una mamma con un piccolo. Anche qui un istruttore fa vedere come il beluga abbia delle capacità relazionali con gli esseri umani a dir poco sconvolgenti .
In un’altra area, al piano interrato viene riprodotto l’ambiente degli oceani attraverso un tunnel. Il tunnel è utilizzato per passeggiarvici dentro e dare la possibilità di vedere i pesci che nuotano sopra la vostra testa, tra cui mante, squali toro, squali grigi e pesci luna.
Ammetto che questo tunnel è stato un po’ deludente, quello più bello si trova nella zona dei climi temperati e tropicali. Un tunnel di settanta metri vi porterà alla scoperta dei pesci dei caraibi e del mar rosso, dove i colori dei pesci sono i più belli.
Ci sono anche delle teche in cui nuotano delle meduse. Alcune di queste teche sembrano degli screen saver del vostro PC. Ce n’è una che mi ha particolarmente colpito: una teca con sfondo nero in cui nuota una medusa trasparente, dove potete vedere quella che sembra la sua circolazione interna.
Infine gli ultimi due padiglioni che visitiamo sono quello delle zone umide, dove oltre ai pesci ci trovate pure le zone paludose mediterranee e il manglar americano dove crescono le mangrovie, e il padiglione del nostro mare mediterraneo, caratterizzato dalla presenza di crostacei, molluschi e qualche seppia.
Infine, oltre ai padiglioni, ci sono delle aree dove ci sono delle tartarughe giganti, leoni marini, coccodrilli e una voliera.
Non avevo mai visitato un parco marino del genere, veramente una chicca, non solo dal punto di vista visivo, ma anche istruttivo.
Un consiglio spassionato: evitate di mangiare nei ristoranti all’interno, i costi sono veramente esorbitanti. E evitate pure le bancarelle, 6.50€ per una pizzetta di 20 cm di lunghezza. O vi portate dei panini, come ha fatto molta gente, oppure all’esterno, vicino all’umbracle – e vi consiglio la passeggiata al suo interno – si trova il centro commerciale el Saler, con ottimi ristoranti a prezzi modici.
Una paella un po’ indigesta.
Ho deciso di svelarvi il mistero della Paella, di cui vi avevo dato un’anticipazione qualche post fa, e di soddisfare la vostra curiosità.
Premetto che a mezzogiorno abbiamo mangiato una paella poco più che decente, in un bar del centro. A dire il vero le paellas erano due, con tanto di bevande incluse e caffè. Il prezzo totale: 30€.
La sera stessa, come vi ho già anticipato, su consiglio degli amici di Impronte nel Mondo – che ringrazio per l’utilissima dritta – ci siamo recati al ristorante La Riuà, ristorante tipico valenciano reputato uno dei migliori della città. Devo dire che per qualità del cibo e del servizio, la reputazione è del tutto meritata.
Ordiniamo una Paella Valenciana e una di Mariscos. Nel menù viene indicato per ogni voce il prezzo, 11€ e 19€ rispettivamente, e viene specificato che il piatto è per “minimo due persone”, al che penso che sia adatto per soddisfare due persone al prezzo indicato. Il cameriere ci dice che una paella per tre persone – il più piccolo di noi non mangia – è poco, meglio prenderne due. Va beh, ascoltiamo il suggerimento, anche se ci passa per la testa il fatto di prenderne solo una e poi, se siamo ancora affamati, ne ordineremo un’altra. La padella su cui il riso viene servito misura circa quaranta centimetri, quindi abbastanza grande, più grande di quelle serviteci a pranzo. Quella di Mariscos se ne va in velocità, di quella Valenciana invece ne resta mezza, ma ormai siamo tutti ben oltre il limite. Ci rendiamo conto che una sola sarebbe bastata. Oltre alle due paellas prendiamo due lattine di Coca Cola, una bottiglia di acqua, una birra da mezzo, un dolce e due caffè. Ad una stima approssimativa – in sottofondo la voce di Alessandro Borghese: “Ristoratori, secondo voi, quanto abbiamo speso?” – stimo cinquanta euro. Il conto recita invece ottanta, dove il prezzo di ogni piatto, viene moltiplicato per due. Il mio calcolo era esatto, se il prezzo delle paellas non fosse stato raddoppiato. Il menu recitava minimo due persone, ma mentre io intendevo che solo la quantità era per due persone, i gestori intendevano che anche il prezzo lo è, quindi si moltiplica per due. Così mi ritrovo un conto decisamente alto rispetto a quanto mi aspettavo.
Mi assumo comunque le mie responsabilità: ho interpretato male il menu? Non ho visto che da qualche parte c’era scritto “prezzo a persona”? O semplicemente dovevo capirlo che minimo due persone significa “moltiplica il prezzo per due”? Non lo so, forse ho frainteso, forse ho preso sonno sul menu e non me ne sono reso conto, forse sono semplicemente rincoglionito. Mi sono basato sul fatto che in Italia, quando vedo scritto che un piatto è “per due persone” il prezzo è già per due persone. Qui purtroppo no. Al momento del conto ho preferito evitare qualsiasi commento e ho pagato senza batter ciglio, non sono amante della polemica, delle scenate o delle recensioni negative su Trip Advisor. La morale è: se andate alla Riuà, fate attenzione a questo piccolo ma significante dettaglio. Rimane il fatto che il posto merita e la qualità del cibo è veramente ottima.
Il resto, mi servirà di lezione per la prossima volta.